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SULMONA – Sono appena 18 le nuove aperture registrate nel corso del 2016 nel territorio comunale di Sulmona, 12 in meno dello scorso anno. Complessivamente le attività che hanno alzato la saracinesca sono 35 contro le 42 del 2015. Nessuna richiesta è pervenuta per l’apertura di pubblici esercizi come bar, ristoranti e pizzerie mentre nel 2015 ne erano 7. E’ questa la fotografia scattata sulla situazione del commercio sulmonese, secondo i dati dell’ufficio delle attività produttive di Palazzo San Francesco. Un quadro a dir poco rassicurante che conferma la crisi o quantomeno la difficoltà di investire in città. I dati sono aggiornati al 14 dicembre mentre il bilancio completo dei sub ingressi e delle attività cedute arriverà solo a fine anno. Ad aumentare è solo il numero del commercio ambulante con posteggio, 20 richieste nel 2016 contro le 8 del 2015. Un dato che fa tirare un respiro di sollievo sulla lotta all’abusivismo, dal momento che sarebbero in aumento i venditori ambulanti che si vanno regolarizzando. A sorridere di questi tempi è il commercio cinese che ha fatto registrare la cessione di una sola attività, il ristorante di via Barbato. Per il resto le attività aperte negli ultimi anni sono otto: due nella zona industriale, una lunga corso Ovidio, due in piazza Garibaldi, una alla circonvallazione occidentale, uno in viale Costanza e una di piazza XX Settembre, attività storica. Fa il suo debutto anche l’e-commerce, l’ultima frontiera dello shopping in versione digitale, coi giovani che recepiscono per primi le potenzialità del web. Le attività della cosiddetta new economy, realtà già consolidata nelle città più grandi e nelle capitali europee, conquista anche i commercianti sulmonesi di ultima generazione. A differenza di quanto si creda, però, anche le attività di commercio elettronico sono tenute a rispettare regole e ad avviare la richiesta di nuova apertura negli uffici comunali. La speranza è che tutti si adeguino a quei pochi che restano aperti anche di domenica e nei festivi dove il passeggio aumenta e i turisti vanno in giro soprattutto lungo corso Ovidio. Tutto si può dire, a questo punto, eccetto che il 2016 sia stato l’anno della svolta dal momento che non sono poche le piccole e medie imprese soffocate dal fisco. Da anni c’è chi continua ad evocare un commercio più vicino alle esigenze degli utenti con orari di apertura diversi. Un problema che ormai deve essere preso in carico sotto più fronti, compreso quello politico.

Andrea D’Aurelio

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