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Le località e le montagne dell’appennino abruzzese conservano tra i boschi, le rocce e la neve, tante storie e leggende memorabili. Potremmo parlare di storie sconvolgenti; ma un in particolare è scolpita nella mente di chi ama questi posti incantevoli e a volte difficile da vivere, vi è la tragedia di un pastore che dalla sua attività traeva sostentamento per la sua famiglia che lo seguiva ovunque andasse con il suo gregge. Sconvolgente, appunto, soprattutto per le conseguenze che trasformarono una nevicata in una immane tragedia, dove persero la vita il pastore i suoi piccoli figli e sua moglie che morirà per il dolore nel tentativo di prestare aiuto alla famiglia. E tutto questo accade Cento anni fa, il 17 ottobre 1919 (secondo altre fonti il 13), a Campo Imperatore si consumò una tragedia ancora viva fra le ferite più struggenti delle montagne d’Abruzzo. Non fu un ottobre freddo, quello del 1919, almeno inizialmente, e il pastore Pupo Nunzio di Roio (AQ) decise di attardarsi con le sue pecore e suoi due piccoli figli a Campo Imperatore: non seguì gli altri pastori verso il mare in settembre, non pensò che fosse tempo di migrare. La neve arrivò improvvisa e terribile, tanta neve, troppa neve; le pecore si dispersero, Nunzio e i figli provarono a resistere, ma non poterono evitare l’inevitabile, fra la neve e il vento gelido. La moglie del pastore, spaventata dalla bufera e non vedendo tornare il marito, partì da Calascio per una ricerca impossibile; impazzì per il dolore e per il gelo dopo poche ore, e si lasciò morire, congelata in un abbraccio senza fine. Cento anni fa, a Campo Imperatore, scomparve un’intera famiglia. La storia è indelebilmente ricordata da un gruppo di statue (noto come “Monumento al Pastore”) dello scultore Vicentino Michetti, sulla piana di Campo Imperatore, a Fonte Vetica; vandalizzate in vari punti da anni, le statue sono state finalmente restaurate nei giorni scorsi, potendo così tornare a commemorare degnamente Pupo Nunzio e la sua famiglia. (Tratto dal post facebook di “L’abruzzese fuori sede”).

La foto di copertina è di Paolo Baglioni e ritrae l’opera di Vicentino Michetti.

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