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Guardare negli occhi il cavallo, accarezzarlo, sentirne il calore, il ritmo del respiro, assecondare l’andatura e avvolgerlo con il corpo diventando una sola entità, può trasformarci in individui diversi, complementari ad un altro essere.

Queste sono le sensazioni che si provano durante una sessione di Riabilitazione Equestre, pratica che utilizza il cavallo come strumento terapeutico, impiegata in moltissimi casi. Nelle patologie si può applicare nel disagio psichico, handicap fisico, paralisi infantili, tetraparesi, emiplegia, ipotonia, esiti da trauma cranico, disturbo dello sviluppo intellettivo, disturbi dello spettro autistico, patologie psichiatriche in genere, disturbi generalizzati dello sviluppo, ecc.

la-doma-del-cavalloLa Riabilitazione Equestre produce miglioramenti funzionali, fisici e psichici attraverso una specifica metodologia nella quale si distinguono diverse fasi:

Ippoterapia, nella quale l’utente insieme al terapista ha il primo approccio con il cavallo. In questa fase ci si occuperà dell’avvicinamento al cavallo, quindi di facilitare il primo vero contatto con l’animale, accudendolo attraverso la pulizia, la strigliatura, la pettinatura, il sollevamento degli zoccoli, poi si inizierà con la conduzione da terra per arrivare a montare a cavallo con l’utilizzo della rampa.

La riabilitazione equestre propriamente detta nella quale si inizierà la monta senza sella con l’uso del maniglione, si metteranno in pratica esercizi sul cavallo fermo, sul cavallo in movimento, allenamenti grazie ai quali è previsto un miglioramento dell’equilibrio e del tono dei muscoli della schiena.

Pre-sportiva nella quale l’allievo diventa più autonomo nel rapporto con il cavallo tanto da condurlo tramite le redini, sale sul cavallo senza l’ausilio della rampa, acquisisce l’equilibrio stando in piedi sulle staffe, scende sollevando la gamba sul posteriore del cavallo, impara i comandi del via e stop mediante la voce e il proprio corpo.

Re-inserimento sociale, punto di arrivo di tutto il programma terapeutico nel quale si arriverà ad uscire in passeggiata insieme ad altre persone, per l’lavorare in maniera più mirata sulla risocializzazione e il miglioramento della comunicazione.

cavallo_fiumeWinnicott pediatra e psicoanalista britannico vissuto tra il 1896 e il 1971, sosteneva che il bambino vive in una realtà dove tutto, compresa la madre è sotto il suo controllo (onnipotenza soggettiva) con il crescere però dovrà abbandonare questa credenza per approcciarsi alla realtà nella quale la madre esiste indipendentemente dalla sua volontà, ed è in questo momento che si utilizzano gli oggetti esterni (transizionali), i quali possono rappresentare un ponte tra il dentro e il fuori. Dove nel dentro c’è la propria realtà psichica e nel fuori c’è la realtà esterna. Il cavallo può essere utilizzato anche come oggetto transizionale. In psichiatria può ritenersi utile nella riacquisizione di autonomia di pazienti che presentano un rapporto simbiotico disfunzionale.

Si utilizza per ridonare “equilibrio” in persone che affrontano periodi di scarsa consapevolezza, disorientamento e bassa autostima. Noi siamo inclini a pensare che le uniche cose che possono portare benefici fisici e mentali siano solo i farmaci (che comunque sono fondamentali), così facendo lasciamo da parte tutto quello che riguarda la vita di tutti i giorni,

la socializzazione, la condivisione, la sperimentazione della vita, possono essere considerate terapeutiche ed è in  quest’ottica che ci si può avvicinare alla Riabilitazione Equestre.

Essere accompagnati da un cavallo attraverso sentieri, fiumi e boschi, condividere l’esperienza con professionisti e gruppi di persone modifica la percezione di noi stessi e degli altri donandoci maggiore consapevolezza e leggerezza nell’affrontare la vita e le patologie di cui soffriamo.

“Gli uomini sono migliori quando cavalcano, più giusti e più comprensivi, più attenti, più disinvolti e più animosi, più consapevoli di tutte le contrade e di tutti i percorsi; a dire il vero, le buone abitudini e le buone maniere provengono da ciò, e anche la salute dell’uomo e della sua anima”. (Edoardo Plantageneto).