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SULMONA – I primi nomi che gli vengono in mente sono quelli di don Giorgio Rossi e don Paolo Iafolla per citare poi tutti i salesiani che si sono avvicendati all’interno dell’oratorio e dei laici che sono riusciti ad essere il braccio lungo dei salesiani in città. A raccontare la sua storia ai nostri microfoni, all’indomani della notizia lanciata da Onda Tg riguardo la decisione sofferta della Circoscrizione centrale dei salesiani di lasciare Sulmona, è il giovane Francesco Amori, che nell’oratorio di Cristo Re ha vissuto i migliori anni della sua vita. E’ entrato nel 1991 come animato e fruitore per arrivare all’età di 32 anni come salesiano cooperatore. La storia di Francesco è quella di tanti giovani di Sulmona che sono cresciuti nella struttura retrostante della Chiesa di Cristo Re. A cantare con il coro o a sbucciarsi il ginocchio nella partita di calcetto. C’è chi ha partecipato ai tornei di basket, chi ha frequentato l’Agesci e il campo sportivo del grest. Ma come dimenticare i numerosi progetti dedicati al recupero dei giovani, alla formazione, alle iniziative per le famiglie e le persone in difficoltà. Guai a mancare i pomeriggi in oratorio. Si urlava, si vinceva e perdeva, si cadeva per terra e ci si rialzava, si costruivano relazioni ora solo virtuali nell’era digitale. Poi arrivava il momento della preghiera. Tutti fermi e composti. Francesco racconta che l’oratorio gli ha cambiato la vita. “Io ho iniziato la mia esperienza da animato per poi passare dall’altra parte della barricata come animatore e salesiano laico. Io credo che siano esperienze decisamente indelebili che ancora sono destinare a dar frutto grazie ai tanti che si sono impegnati e che si impegneranno per continuare ad apportare nel bene a questa città”- interviene Francesco che lancia un appello a tutti i sulmonesi. “Al di là della parte religiosa, c’è un’agenzia educativa che rischia di venire a mancare e sarebbe un bel danno per la cittadinanza. Per questo siamo chiamati a ripensare e ripensarci per poter essere utili all’educazione dei nostri giovani”- aggiunge Amori facendo riferimento soprattutto ai tanti modelli che si sono venuti a creare in Italia di gestione laica dell’oratorio. Da qui ad agosto si dovrà pensare quindi alla fase due, a dare una continuità all’identità tracciata dai salesiani che, in quarant’anni di gestione di parrocchia e oratorio, sono riusciti ad attirare lo sguardo anche di increduli e curiosi. Perché prima di tutto e di tutti bisogna essere umani. Soprattutto in Chiesa. Ed ora la palla passa nelle mani della diocesi. A riconsegnare le chiavi, la prossima estate, sarà don Giovanni Molinari, ultimo direttore dell’opera Salesiana. Una decisione sofferta, ancor di più per le intere generazioni che sono cresciute nell’oratorio e che hanno partecipato ai campi estivi, con circa 150 bambini e 30 giovani volontari ogni estate.

Andrea D’Aurelio

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