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SULMONA – La pericolosità del mega-gasdotto Snam lungo l’Appennino in territori a forte rischio sismico è stata analizzata dai Comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona attraverso la proiezione di immagini e la diffusione di registrazioni audio-video sui recenti reportage degli organi d’informazione nazionali. Nell’assemblea alla Comunità Montana Peligna sono stati fatti passare in rassegna innanzitutto gli articoli di giornale che hanno trattato la questione alla luce degli ultimi terremoti. “La stampa nazionale – ha detto Giovanna Margadonna – ci ha dedicato interesse ed attenzione perché, dopo quanto è successo nelle Marche ed in Umbria, il problema della rete adriatica è balzato agli onori della cronaca. Dopo l’articolo di Gian Antonio Stella del settembre scorso sul Corriere della Sera ci sono stati, a distanza di una settimana, due articoli in prima pagina de Il Fatto Quotidiano che hanno sviscerato bene l’argomento e tutte le sue criticità”. E’ stato poi trasmesso l’audio del programma radiofonico del GR1 di circa due settimane fa che ha ascoltato sia i Comitati cittadini per l’ambiente che la Snam. Per i Comitati Maria Clotilde Iavarone: “Siamo preoccupati e da nove anni lottiamo contro questo mega-gasdotto che si vuole far passare lungo le faglie più pericolose d’Italia”. L’intervista prosegue con un ingegnere della Snam che rimarca: “Dal punto di vista sismico seguiamo le più effettive normative nazionali ed internazionali che ci garantiscono la sicurezza assoluta delle nostre opere rispetto agli eventi sismici”. Nel dibattito proseguito al termine della registrazione Giovanna Margadonna, ribattendo ai vari punti affrontati dalla Snam, ha affermato: “I nostri territori, contrariamente a quanto sostiene l’ingegnere della Snam, non sono compatibili con questo tipo di realtà e sismicità”. Margadonna ha fatto inoltre notare che l’elevata sismicità dei territori impone in ottemperanza il principio di precauzione. “L’anno scorso – ha aggiunto – il Consiglio di Stato si è pronunciato in merito al principio di precauzione e ha detto che, quando un’opera è potenzialmente pericolosa, l’azione dei rappresentanti istituzionali e politici deve tradursi in una prevenzione a monte. Se un’opera è ritenuta fortemente pericolosa per l’ambiente e dannosa per la salute umana, a fronte anche delle tecnologie scientifiche avanzate, non va realizzata”.

Domenico Verlingieri

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