banner
banner

Cna Abruzzo tira le somme di quest’anno pandemico per le imprese artigiane abruzzesi. Ed il quadro è desolante. Tra gennaio e settembre di quest’anno le imprese hanno subito una flessione di 148 unità, con 28.785 imprese attive, 1.127 iscrizioni e 1.275 cancellazioni, con una caduta percentuale dello 0,51%: l’opposto di quanto accade a livello nazionale, visto che la media Italia è stata caratterizzata dal segno “+”, con un incremento positivo pari allo 0,67%. Le misure varate da Governo e Regione per sostenere l’economia durante l’emergenza Covid-19 hanno frenato la caduta delle imprese artigiane.

«Questo risultato, benché negativo – illustra l’autore dello studio Aldo Ronci – è in realtà il migliore degli ultimi cinque anni, ma resta comunque deludente visto l’andamento nazionale positivo. A frenare sono state le minori cessazioni soprattutto». Il dato negativo rilevato da Ronci si spalma su tutte e quattro le province abruzzesi, anche se con dosaggi diversi: più marcato all’Aquila (-49), Chieti (-44) e Teramo (-39), un po’ meno nel Pescarese (-16). E quanto ai diversi comparti e settori, fatta eccezione per la ristorazione (+12), numeri negativi per tutte le altre categorie, come dimostrano le attività manifatturiere (-62), servizi alla persona (-48), trasporti (-23), riparazione auto e prodotti per la casa (-23), e perfino costruzioni (-14) nonostante il Superbonus. A pagare maggior dazio nel settore delle manifatture, particolarmente falcidiato, sono stati in modo particolare il comparto della moda teramano (-20 tra abbigliamento e articoli in pelle) e industrie alimentari nel Chietino (-6).

«La ripresa nazionale evidentemente non riguarda tutti – dice il direttore regionale della CNA Abruzzo, Graziano Di Costanzo – e come andiamo sottolineando da tempo prosegue e si accentua lo stato di sofferenza del nostro mondo. Alcuni settori, penso ad esempio al manifatturiero, si stanno ristrutturando attorno a situazioni più consolidate, e l’edilizia arranca nonostante il Superbonus anche in ragione del costo dei materiali. Tutto mentre resta in primo piano il nodo del credito, con molte micro imprese che non hanno potuto accedere ai finanziamenti garantiti. Adesso tutto dipende dalla partita del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Pnrr, che dovrebbe servire ad attenuare le differenze tra grandi e piccoli, consentendo a questi ultimi di poter partecipare a pieno titolo alla irreversibile transizione ecologica e digitale».

Lascia un commento