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Si è svolto venerdì scorso, 4 febbraio, un convegno organizzato dall’Università degli Studi di Teramo e dal WWF Abruzzo dal titolo “Il cinghiale e il territorio: dalla ricerca scientifica alla gestione”.

Quello dei cinghiali è un annoso problema che investe e coinvolge molti settori della società e che proprio per la sua complessità richiede interventi basati sulle evidenze scientifiche e sull’analisi dei risultati delle pratiche messe finora in atto. Da anni l’emergenza cinghiali si contrasta affidandosi quasi soltanto a doppiette e carabine ma la situazione è tutt’altro che migliorata.

La caccia, intervenendo sulle dinamiche ecologiche della specie ottiene risultati opposti rispetto alle intenzioni: più abbattimenti e pressione sulla popolazione ci sono, più i cinghiali si riproducono mentre i gruppi familiari si destabilizzano. Di conseguenza crescono sia i danni all’agricoltura sia gli incidenti stradali. Lo dimostrano ormai numerosi studi, ma lo dimostra anche l’esperienza pratica. A causa della caccia, dagli anni 60 del secolo scorso, vi sono state enormi immissioni di cinghiali provenienti dall’Est Europa che hanno finito per determinare un disequilibrio che l’aumento della pressione venatoria non solo non ha risolto, ma ha addirittura fatto aumentare. Se quindi l’obiettivo dichiarato è quello di diminuire il numero dei cinghiali per far diminuire i danni alle colture (e in alcuni casi anche al patrimonio naturale) è inutile aumentare i periodi di caccia arrivando, come è oggi in Abruzzo, a consentire il prelievo venatorio tutto l’anno.

Questi sono stati i temi dibattuti nel corso del convegno al quale vi sono stati oltre 300 iscritti on line e diverse decine di partecipanti in presenza, tra cui rappresentanti del mondo accademico, dei Carabinieri Forestali, delle ASL, delle aree naturali protette, delle associazioni ambientaliste e di categoria. Inserito nel Progetto “Tante specie – un solo Pianeta”, il convegno è stato aperto da una relazione del prof. Andrea Mazzatenta dell’Università di Teramo e da una review di oltre 80 pubblicazioni presentata da Filomena Ricci, delegato del WWF Abruzzo, e da Marco Galaverni, direttore scientifico del WWF Italia.

Più volte nel corso dell’incontro sono state richiamate le difficoltà che il mondo dell’agricoltura sta incontrando a causa del proliferare dei cinghiali, ma proprio per rispetto a questo mondo è compito di tutti attuare soluzioni efficaci se l’obiettivo è davvero quello di risolvere il problema dei danni alle colture e non quello di consentire la caccia tutto l’anno, persino all’interno di aree naturali protette.

Una vera soluzione è possibile solo attraverso una strategia che coinvolga tutti i portatori di interesse e che si basi esclusivamente sulle evidenze scientifiche e sulle modalità più efficaci. In caso contrario, il rischio è che tra qualche anno avremo tanti cinghiali uccisi in più, ma con ancora più danni di quelli registrati ad oggi. Per questo l’intenzione dell’Università di Teramo e del WWF Abruzzo è quella di continuare a offrire occasioni di riflessione chiedendo disponibilità al settore dell’agricoltura attraverso le associazioni di categoria: solo un confronto aperto e tecnicamente supportato potrà aiutare ad adottare soluzioni davvero efficaci.

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