SULMONA – Sembrerebbe essersi materializzato il primo caso di patogenia da sarcoptes scabiei, dai più conosciuta come scabbia, anche tra i poliziotti di stanza al carcere di Sulmona. Purtroppo i timori delle organizzazioni sindacali che ne avevano partorito il possibile rischio, stante le notizie arrivate da fonti certe, si sono avverati”. A renderlo noto i sindacati di categoria rappresentativi della stragrande maggioranza dei baschi blu in servizio presso la struttura di piazzale Vittime del Dovere. Sarebbero al momento due i poliziotti vittime della scabbia assieme ad altri sei detenuti. Una situazione che non genera allarme che va trattata. Per questo i sindacati hanno chiesto la sorveglianza sanitaria. “Se confermate, anche se i dubbi sono stati oramai azzerati dalla diagnosi rilasciata, ci si ritroverebbe di fronte ad un caso grave e di dubbia gestione amministrativa. Per quello che starebbe accadendo in questi giorni presso la Casa Reclusione di Sulmona potremmo tranquillamente affermare che tanto tuonò che piovve”, dichiarano Tiziana Sciarra dell’Osapp, Gaetano Consolati della Uil Pa Pp, Giuseppe Mazzagatta dell’ Uspp e Davide Tabolitzki della Cgil, riprendendo quanto scritto nella nota inviata alla direzione carceraria e per conoscenza anche al Provveditore Regionale e alle segreterie regionali. “In considerazione di quanto sarebbe accaduto, nel contestare i metodi sinora adottati dagli attori scesi in campo per dare una risposta risolutiva alla questione oggetto della presente abbiamo chiesto, fermo restando la necessità di effettuare adeguata profilassi generale, che tutti coloro i quali faranno richiesta della visita medica vengano messi nelle condizioni di effettuarla a spese dell’amministrazione”, aggiungono nella nota. “Considerate le nostre denunce, ci si chiede il motivo per cui non sia stata attivata ad esempio la visita medica periodica per controllare lo stato di salute dei lavoratori la cui periodicità, qualora non prevista dalla relativa norma, viene stabilita, di norma, in una volta l’anno seppur sia risaputo che la stessa periodicità può assumere cadenza diversa, stabilita dal medico competente in funzione della valutazione del rischio. Così come l’organo di vigilanza con provvedimento motivato, può disporre contenuti e periodicità della sorveglianza sanitaria differenti rispetto a quelli indicati dal medico competente. Ci si chiede a tal proposito, proprio per fugare tutti i dubbi e per dare un valido significato alla parola prevenzione, il motivo per cui non sia stata intrapresa questa strada”, concludono