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PESCARA – Fortunatamente non era mai stato in pericolo di vita nonostante quella ferita lacero- contusa. Ma nei giorni scorsi i sanitari dell’ospedale di Pescara hanno sciolto la prognosi per Sadio, il 27 enne senegalese accoltellato e gettato in un fosso tra Pettorano sul Gizio e Sulmona, tenuto ancora sotto osservazione nel nosocomio del capoluogo adriatico. Quanti hanno fatto il tifo per lui e non lo hanno lasciato solo nemmeno un minuto, possono tirare un respiro di sollievo per le sue condizioni di salute, che sono migliorate giorno dopo giorno fino a portare i medici a sciogliere la prognosi. Ora resta da capire con quali occhi Sadio, l’integrazione fatta in persona, guarderà il mondo, la comunità che lo ha accolto, le persone che incontrerà per la strada. Perché la sua aggressione ha assunto subito dei contorni preoccupanti. ll 27enne stava tornando nel centro di accoglienza, quella sera del 31 luglio, passando per una strada di campagna, quindi poco trafficata, che percorre tutti i giorni. Il giovane sarebbe stato prima affrontato da due persone, poi malmenato e quindi accoltellato con un fendente alla gola che, sfiorando la carotide, lo ha ferito gravemente. Infine, è stato gettato in un fosso. Secondo le prime ricostruzioni della vile aggressione al giovane, che presta servizio civile, mentre veniva picchiato i due gli avrebbero gridato: «Ti insegniamo noi a campare». Privo di sensi e sanguinante, il senegalese è rimasto per alcune ore svenuto nel fossato, passando la notte all’addiaccio. Quindi, dopo aver ripreso i sensi, si è alzato da solo e risalendo a fatica la scarpata è riuscito a raggiungere il centro di accoglienza dove è stato soccorso. E’ iniziata la corsa verso l’ospedale di Sulmona prima del trasferimento a Pescara. Il sostituto procuratore Stefano Iafolla ha aperto un fascicolo per tentato omicidio, al momento contro ignoti. Per Sadio gli aggressori sarebbero italiani: «Non li conosco, ma sarei in grado di riconoscerli», avrebbe detto ai suoi amici, ma anche ai poliziotti dell’anticrimine che, coordinati dall’ispettore superiore Daniele L’Erario, stanno indagando sul caso. Si segue la pista dell’odio razziale, ma gli inquirenti non tralasciano altre ipotesi investigativa perché il racconto del giovane presenterebbe alcuni coni d’ombra che gli investigatori vogliono chiarire al più presto. Sadio potrebbe essere dimesso a breve dall’ospedale ma si spera che a stretto giro venga dato un nome ai suoi aggressori mentre politica e associazioni già sono scese in piazza contro l’odio razziale, ipotesi che attende ancora riscontri investigativi.

Andrea D’Aurelio

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