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È stato fissato per domani, giovedì 22 settembre, l’interrogatorio di garanzia nei confronti degli amministratori del Comune di Rivisondoli, sindaco, vicesindaco e legale dell’ente, accusati di tentata estorsione nei confronti di cinque napoletani che erano stati condannati per abuso edilizio e alla demolizione di una scalinata, sia dai giudici penali che dai giudici amministrativi. Secondo l’accusa ipotizzata dal sostituto procuratore Edoardo Mariotti, il sindaco Giancarlo Iarussi, il vicesindaco Roberto Ciampaglia e l’avvocato del Comune, avrebbero chiesto 20 mila euro a titolo di risarcimento per il Comune, per sanare il contenzioso che aveva portato l’ente a spendere svariate migliaia di euro di spese legali nei cinque procedimenti giudiziari incardinati dai tre napoletani per evitare la condanna, poi arrivata, per abuso edilizio. Domani davanti al Gip, Marta Sarnelli, i tre indagati che sono stati sottoposti alla misura cautelare dell’obbligo di firma, sono decisi a  far valere le proprie ragioni respingendo tutte le accuse mosse a loro carico. Sindaco e vicesindaco hanno sempre dichiarato di non aver fatto altro che richiedere ai tre napoletani che hanno compiuto l’abuso, il pagamento delle spese giudiziarie che il Comune ha sostenuto nei vari processi. Spese che sarebbero tutte documentate dai vari atti custoditi in Comune e dai vari mandati di pagamento eseguiti nei confronti del legale che ha seguito il contenzioso. Nell’ordinanza firmata dal GIP Sarnelli che ha portato alla misura cautelare dell’obbligo di firma per i tre indagati e alla sospensione dell’attività per l’avvocato, il giudice sottolinea che la tentata estorsione sarebbe dimostrata dal fatto che gli amministratori abbiano aspettato sette anni, dal 2015 anno dell’avvio del procedimento giudiziario, fino al 2022, prima di emettere l’ordinanza di demolizione delle opere abusive, chiedendo il pagamento di 20 mila euro prima di avviare la pratica per poter sanare l’abuso. Gli amministratori di Rivisondoli evidenziano l’incongruenza della contestazione perché l’ultima sentenza con cui la Cassazione ha confermato in maniera definitiva l’abuso, è arrivata solo nel marzo di quest’anno, e che subito dopo il Comune si è preoccupato di ordinare la demolizione delle opere realizzate abusivamente. Farlo prima poteva mandare incontro il Comune ad una probabile richiesta risarcitoria, qualora i giudici di Cassazione si fossero espressi in maniera diversa.

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