PRATOLA PELIGNA. «Con lui chattavo sui social, era molto carino e gentile con me, mi riempiva di attenzioni». E’ quanto avrebbe riferito agli investigatori la 13enne di Pescara, abusata da un giovane residente a Pratola Peligna, finito dietro le sbarre l’altro giorno dopo l’ordinanza del gip. Dagli atti d’indagine emergono i contorni di una storia raccapricciante, che balza agli onori delle cronache nella vigilia del 25 novembre, giornata dedicata al contrasto della violenza di genere. Le conversazioni, nella più classica delle trappole, erano durate qualche settimana e non avevano lasciato trasparire nulla di allarmante nel comportamento del 23enne marocchino, presunto autore della violenza sessuale. Tanto che la tredicenne non ha avuto timore di incontrarlo un paio di volte, lui sempre carico di attenzioni e premure con lei. Poi quando è tornato, in auto, a Pescara a fine ottobre ed è riuscito a farla salire in macchina, i suoi modi non erano più quelli gentili usati sui social e ha abusato di lei in un parcheggio, nel pieno centro del capoluogo adriatico. “Era iniziato tutto così bene. Era molto tranquillo e attento nei miei riguardi”- ha riferito la minore agli esperti che hanno attivato il codice rosso dopo la segnalazione del pronto soccorso dove la ragazzina era stata portata dai titolari di un negozio in centro. Lì si era rifugiata, dopo essere scampata al rapporto forzato con il marocchino. Lui agli agenti (la squadra mobile di Pescara, coadiuvata dal personale del commissariato di Sulmona che lo ha rintracciato a Pratola) avrebbe detto, al momento dell’arresto, che il rapporto con la ragazzina sarebbe stato consenziente. Ma i segni sul corpo, e quelli impressi anche nella sua memoria, raccontano un’altra storia. Una storia da 25 novembre.