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CASTEL DI SANGRO – Sono passati otto anni esatti da quando un’anziana di Rivisondoli morì all’ospedale di Sulmona dopo essere stata aggredita da un cane e aver subito un intervento chirurgico a Castel Di Sangro. Ma per quella morte, per la quale era stato chiesti i dovuti accertamenti, la giustizia non è riuscita a chiudere il processo. Il giudice monocratico del Tribunale di Sulmona, Francesca Pinacchio, ha pronunciato ieri la sentenza di non doversi procedere a carico dell’unico imputato del procedimento penale, per intervenuta prescrizione. Incredibile ma vero. Eppure l’accusa era di quelle pesanti, ovvero omicidio colposo. L’imputato, Pietro Sarnelli 56 enne di Napoli, era finito sotto processo per colpa consistita nell’omessa custodia del proprio cane lasciato libero sulla pubblica via, fatto questo che ha determinato da parte dell’animale l’aggressione ai danni di una 78 enne del posto, Concetta Gasparri, che cadendo riportò la frattura del femore destro. Era il 24 febbraio 2013. L’anziana morì il 15 aprile nell’ospedale di Sulmona, a seguito delle complicazioni del suo quadro clinico, già critico per altre patologie. La frattura rimediata insomma portò a un peggioramento delle sue condizioni di salute. La donna fu ricoverata prima nel reparto di ortopedia del nosocomio di Castel Di Sangro dove fu sottoposta ad intervento chirurgico per la riduzione della frattura. Due giorni dopo l’operazione, i valori ematici della donna subirono una improvvisa alterazione, tanto da essere trasferita nel reparto di medicina. Poi, per mancanza di posti, venne riportata in ortopedia mentre le sue condizioni si facevano sempre più critiche. I medici dell’ospedale sangrino decisero quindi di trasferirla nel reparto di rianimazione a Sulmona, dove è morta il 15 aprile del 2013. Dall’esame delle cartelle cliniche e dalla ricostruzione della vicenda, i magistrati non hanno ravvisato anomalie o imperizie da parte dei sanitari mentre hanno contestato l’omicidio colposo al turista napoletano, che quel giorno si trovava a passeggio con il suo cane a Rivisondoli, fino all’aggressione all’anziana signora. I familiari, commentando l’accaduto, dichiararono all’epoca di volere solo la verità su quella morte assurda e repentina. A distanza di otto anni, per le lungaggini di una giustizia lumaca, non si è riusciti ad addivenire a una sentenza di merito, cioè a un’assoluzione o una condanna dell’imputato. Il processo per omicidio colposo è prescritto. Non una bella pagina di cronaca giudiziaria per un Tribunale che si è sempre mostrato efficiente ed efficace.

Andrea D’Aurelio

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