
INTRODACQUA. Alla vigilia del voto il rischio era quello di un commissariamento e l’obiettivo il raggiungimento del quorum. Perchè, si sa, affrontare un avversario che non ha un volto nè un nome, è sempre anomalo. Un mese di comizi e campagna porta a porta affinchè quella corsa solitaria non si trasformasse in una corsa a senso unico. Alla fine Cristian Colasante, poco più di 30 anni sulle spalle di cui 5 già spesi con la fascia tricolore, ha superato l’ostacolo, dimostrando di aver fidelizzato non tanto gli elettori quanto le persone. La comunità non è fatta di voti ma di volti, diversi nella specificità e uniti nell’identità. E questo Colasante lo sa bene perchè, in quella comunità, ci è cresciuto e ci si è sporcato le mani prima di sedere sullo scranno più alto dell’assise. I numeri parlano chiaro: 1300 persone al voto, con il 74 per cento degli aventi diritto, ben oltre il 40 richiesto dalla legge per la validità della consultazione. Un dato che ha superato anche l’affluenza del 2019 che si era fermata al 64 per cento. Ma non è tutto. Delle 1300 schede nell’urna, 1225 sono andate a Colasante che ha vinto con il 100 per cento di voti validi. Altro che quorum direbbe qualcuno. All’unico candidato in corsa bastava il 50 per cento più di uno delle preferenze. Si è andati ben al di là, tanto da digerire anche il fuori programma delle due fette di salame trovate nelle schede. “Quello che è accaduto è qualcosa di straordinario”- scriveva già domenica sera Colasante, consapevole che questa tornata elettorale, per tanti motivi, è da consegnare agli annali.