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SULMONA – Serve uno spazio attrezzato per le diagnosi ai pazienti sospetti Covid in ospedale. E’ lo sfogo che arriva dagli addetti ai lavori, operatori sanitari compresi, per il perdurare di un disagio che si è di fatto cristallizzato nel corso dell’emergenza pandemica in atto. Operatori e volontari fanno notare infatti che anche per l’ospedale di Sulmona servirebbe un’area dedicata esclusivamente alla diagnosi dei pazienti sospetti, per i quali si attiva il protocollo Covid, ovvero una zona specifica dove eseguire prelievi, elettrocardiogramma, terapie e gli accertamenti vari. Dall’inizio dell’emergenza Coronavirus la diagnosi sugli utenti viene effettuata in una stanza ricavata nell’ex pronto soccorso, mentre nel pre-triage di viale Mazzini, ubicato nella stessa area del nosocomio, si effettuano i tamponi all’interno dei container, anche se spesso l’operazione si è svolta all’esterno con ovvio imbarazzo e disagio per l’utenza. Fatto sta che per tutti quei pazienti che necessitano di Tac o diagnosi è necessaria un’area più strutturata per poter operare in tutta tranquillità e sicurezza. L’ex pronto soccorso, che non è abilitato per tali prestazioni, è ubicato nell’ala vecchia del nosocomio, la cui inagibilità è ormai conclamata vista l’entrata in funzione del nuovo ospedale. Nei mesi scorsi è stata attivata l’area grigia al terzo piano del nuovo nosocomio che ha però un’altra funzione, quella di prendere in carico tutti i pazienti in attesa di ricovero e dell’esito del tampone. La fase della diagnosi si gioca tutta su viale Mazzini. Una “vera” zona triage ( i tendoni ad esempio che vengono utilizzati anche altrove) servirebbe anche per differenziare i percorsi Covid da quelli no Covid. L’utenza infatti che transita per la rianimazione e l’uscita dell’ex pronto soccorso finisce automaticamente nella zona del pre-triage, incrociando i sospetti Covid, come ha fatto notare a più riprese il Tribunale della sanità, con la referente task force Catia Puglielli, da tempo in prima linea per il rispetto dei percorsi nonché per la richiesta di un’area triage più attrezzata. Un’istanza che negli ultimi tempi viene rilanciata da più parti a beneficio dell’utenza e degli operatori ma chi ha orecchie per intendere sembra che non intenda o, meglio ancora, non ne voglia sapere.

Andrea D’Aurelio

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