banner
banner

SULMONA – Distesa su una barella nel pre-triage dell’ospedale di Sulmona in attesa del riscontro del tampone e del ricovero. Filomena Verlingieri, 87 enne di Castel Di Sangro, è una dei tanti pazienti che è transitata per l’area triage del nosocomio sulmonese dopo aver avvertito sintomi febbrili e difficoltà respiratoria nella sua abitazione di Castel Di Sangro. Nel giro di dieci giorni è uscita dall’incubo Covid ed è tornata alle sue faccende di casa. A raccontare la guarigione della donna è il figlio, Maurizio D’Amico, veterinario del capoluogo sangrino. L’anziana è una di quelle pazienti che da Castel Di Sangro fu trasportata a Sulmona per la diagnosi quando la Tac dell’ospedale montano non funzionava. Per due giorni attese tampone e ricovero fino a quando, dopo svariate telefonate, arrivò la notizia del trasferimento a Pescara. Inizia la terapia in ospedale che porterà la signora Filomena a negativizzare. L’anziana ha vissuto sulla sua pelle tutte le criticità del sistema sanitario: le strumentazioni non sempre pronte per gestire l’emergenza e la saturazione dei posti letto che ha comportato la permanenza nell’area triage di Sulmona per 48 ore. “ Il 6 novembre mia madre torna a casa, dopo aver incredibilmente sconfitto il virus, ad 87 anni, in soli dieci giorni. Scende dall’ambulanza , sale le scale di casa e si mette a svolgere le normali faccende di casa. Contemporaneamente giungono gli esiti dei tamponi per me ed i miei fratelli: tutti negativi. Fine di un incubo”- racconta il medico veterinario ringraziando quanti gli sono stati vicino in un momento delicato. E’ una storia che dimostra come la programmazione della rete ospedaliera si scontra con la richiesta di cure e diagnosi che arriva in ogni momento da un territorio svantaggiato. Una storia che, se ha avuto un lieto fine, è grazie anche agli operatori che da Sulmona e Pescara hanno saputo compiere le scelte giuste al momento giusto. Ogni tanto una buona notizia.

Andrea D’Aurelio

Lascia un commento