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Tornano alla ribalta delle cronache la vicenda degli appalti pilotati per l’affidamento della gestione di residenze psichiatriche extra ospedaliere che avevano portato al suicidio in carcere dell’allora dirigente del Dsm Sabatino Trotta. Nella vicenda rimasero coinvolti gli altri appartenenti alla commissione come Vincenzo Ciamponi, direttore generale della asl, Domenico Mattucci ex presidente della cooperativa La Rondine e la coordinatrice Luigia Dolce. In seguito alla decisione di rinviare a giudizio Ciamponi all’udienza del 7 dicembre, il presidente Marsilio ha subito preso le sue difese con affermazioni che hanno scatenato non poche polemiche: “Sono convinto dell’innocenza di Vincenzo Ciamponi e gli rinnovo la fiducia, e lo invito a rimanere sereno. Sono certo che al termine del processo verrà riconosciuta la sua totale estraneità ai fatti. Porto un grande rispetto per la procura e il tribunale di Pescara, che peraltro negli ultimi mesi hanno due volte prosciolto in istruttoria i dirigenti della Asl, riconoscendo la correttezza e la trasparenza del loro operato. Con lo stesso rispetto mi permetto di dire oggi che questo rinvio a giudizio è un errore: con questa scelta non potranno essere giudicati, ad esempio, i soggetti che facendo parte della commissione hanno alterato i punteggi di gara ingannando anche lo stesso Ciamponi, che si è trovato da firmare sul tavolo la determina di assegnazione dell’appalto viziata dalle trame corruttive messe in opera da Sabatino Trotta del quale ho personalmente conosciuto la sua doppia personalità e la valanga di millanterie che usava con le sue amanti e con il capo della cooperativa la Rondine per convincerli a dargli soldi in contanti. E le stesse carte dell’inchiesta dimostrano come più volte Trotta si sia fatto consegnare i soldi in contanti sostenendo di doverli portare ad altri, ma che in realtà tratteneva per sé. Nel tentativo di dimostrare un’improbabile corruzione si rinuncia a perseguire almeno due corrotti sicuri, che resteranno indisturbati al loro posto di lavoro dentro l’Asl”. Dura la presa di posizione della Associazione nazionale Magistrati abruzzese che ha inteso evidenziare come “non siano accettabili, pur nella libertà di critica, le affermazioni ivi contenute, che gettano discredito non solo sui magistrati impegnati nella trattazione del procedimento penale, ma sull’intero ordine giudiziario e, provenendo da un autorevole esponente politico, sono capaci di ingenerare disorientamento nell’opinione pubblica, minando la fiducia dei cittadini nell’Istituzione giudiziaria. Le parole del presidente della Regione – ha aggiunto l’Anm – travalicano i limiti della legittima critica e mirano a delegittimare, agli occhi dell’opinione pubblica, i magistrati che si occupano del processo. I pubblici ministeri hanno formulato un’ipotesi di accusa che dovrà essere vagliata nel dibattimento, all’interno del processo e nel rispetto delle garanzie difensive”.

Ma dure sono state anche le reazioni a catena di gran parte del mondo politico regionale. Mariani, consigliere regionale di ‘Abruzzo in Comune’ afferma: “Marsilio non può pensare di derubricare un attacco frontale alla magistratura pescarese su di un procedimento aperto, che vede coinvolto il direttore generale della Asl di Pescara e altre persone, a semplice diritto di critica, rimarcando di poter esprimere un suo personale giudizio perché si tratta del giudizio espresso non da un semplice cittadino, ma da una figura istituzionale di alto spessore come appunto il Presidente della Regione Abruzzo che, oltretutto, è colui che ha nominato il manager oggetto di indagini. Che dire: il silenzio in questo caso sarebbe stato d’oro”

Michele Fina, segretario regionale PD: “È sempre controproducente e tendenzialmente inopportuno ingaggiare sterili polemiche politiche su delicate vicende giudiziarie. Ma le parole pronunciate ieri da Marsilio sono fuori dalla grazia di Dio. È davvero difficile collocarle e commentarle. Non capiamo come sia possibile che un Presidente di Regione possa dimenticare il fondamentale principio di separazione dei poteri. Evidentemente l’eccessiva frequentazione di Giorgia Meloni con leader illiberali sta producendo un pericoloso scivolamento anche nelle posture istituzionali dei suoi luogotenenti. In un solo colpo Marsilio fa l’inquirente, l’avvocato, il giudice e il comico. Fa tutto tranne che il Presidente di Regione; evidentemente la nostra terra non ha grandi problemi da affrontare. In tutto questo è triste ricordare che, quando Marsilio parla di Sabatino Trotta, parla di una persona candidata per il suo partito nelle ultime elezioni regionali. Suggeriamo al Presidente della Regione di scusarsi e tornare al suo lavoro, evitando incidenti istituzionali e rispettando le inchieste, fermandosi semmai all’appello a tutti affinché si difendano nel processo e non dal processo”.

Pettinari, vice presidente di Regione: “E’ inaccettabile leggere le parole di un Presidente di Regione che squalificano le azioni della magistratura su un’indagine che riguarda l’Azienda sanitaria locale. Sarebbe il caso di chiedere pubblicamente e seriamente scusa a chi ogni giorno con forza e costanza combatte l’illegalità e la corruzione anche nei palazzi della politica. Non è accettabile, soprattutto mentre ci sono inchieste in corso, rilasciare affermazioni e giudizi che gettano discredito e dubbi sull’azione di magistrati impegnati nella trattazione del procedimento penale. Esprimo la mia più totale solidarietà alla Magistratura pescarese e all’Associazione Nazionale Magistrati consapevole dell’enorme lavoro che svolgono quotidianamente, e invito il Presidente Marsilio a rimediare chiedendo formalmente scusa e non trincerandosi dietro al dito dell’incomprensione sulle posizioni espresse” conclude.

 

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