Arriverà il prossimo 3 dicembre la sentenza per i 23 imputati del processo sugli appalti dei beni monumentali del post-sisma. Lo ha deciso il collegio del Tribunale dell’Aquila, presieduto dal giudice, Monica Croci, al termine di una lunga udienza in cui sono stati sentiti gli avvocati difensori. Una discussione andata avanti per dieci ore, per scandagliare le varie posizioni. Il 3 dicembre ci sarà spazio per le repliche prima della camera di consiglio. La procura aveva chiesto pesanti condanne per sette tecnici, tra cui per il pratolano A.Z.. La richiesta di condanna è di sette anni e otto mesi di reclusione. Nel mirino della magistratura aquilana sono finite le gare d’appalto con ribassi consistenti, che le ditte esecutrici, secondo l’accusa, d’accordo con gli imputati, avevano avuto modo di recuperare durante i lavori con le perizie di variante, riassegnate con affidamento diretto o con procedure negoziate senza gara. L’inchiesta era scattata nel 2017 quando i carabinieri avevano focalizzato l’attenzione sul recupero post-sisma del patrimonio culturale vincolato. Un’indagine che aveva portato anche all’applicazione di alcune misure cautelari. Sotto la lente della procura sono finiti la chiesa di Santa Maria Assunta a Tione degli Abruzzi, la chiesa di San Domenico di Sulmona, la chiesa di San Salvatore a Civitaretenga, l’Abbazia celestiniana di Sulmona, le Mura civiche dell’Aquila nel il tratto che va piazza Duca degli Abruzzi a Porta Branconia, la Torre medicea di Santo Stefano di Sessanio, la chiesa di San Sisto all’Aquila, il Teatro comunale del capoluogo e la chiesa di San Biagio a Cappadocia.