
Promesse mancate, direttive ignorate e lavoratori abbandonati. È il quadro, amaro e confuso, che emerge ancora una volta dalla gestione della ASL 1 Abruzzo. In mezzo a un dissesto finanziario che pesa sulle tasche dei cittadini – con l’aumento dell’IRPEF e tagli a servizi fondamentali – si aggiunge ora un altro capitolo che rischia di far saltare ogni residuo di fiducia: la stabilizzazione del personale delle cooperative. Si era detto, a gran voce, che quei lavoratori – da anni impiegati negli uffici della ASL, spesso con incarichi fondamentali e stipendi bassi – sarebbero stati tutelati. Che la Regione e il Consiglio comunale dell’Aquila si sarebbero impegnati per dare loro stabilità e futuro. Ma i fatti raccontano un’altra storia. Nonostante il direttore del Dipartimento Sanità avesse diffidato la ASL dal procedere con nuove assunzioni amministrative, per evitare ulteriori sprechi, l’azienda ha fatto di testa sua. Prima una selezione interna per 30 collaboratori amministrativi. Poi, il colpo di scena: 53 nuovi assistenti amministrativi assunti con una delibera fresca di luglio. Il risultato? Più spesa pubblica, più confusione e – soprattutto – meno speranza per quei lavoratori delle cooperative che da anni tengono in piedi gli uffici, ma che ora rischiano di essere messi alla porta senza una prospettiva. In tutto questo, la politica regionale sembra impotente. O peggio, indifferente. La “sanità pubblica” rischia di diventare sempre più una macchina burocratica lontana dai bisogni reali delle persone. E chi aveva promesso stabilizzazione e giustizia, oggi resta in silenzio davanti a una gestione che sa di beffa. Forse, come suggerisce qualcuno, sarebbe il caso di cambiare il nome: da Azienda Sanitaria Locale a Azienda Amministrativa Locale. Perché, almeno nel nome, ci sia un po’ più di coerenza.









