SULMONA – Le accuse le ha ritenute tutte infondate, dalla prima all’ultima. Sta di fatto che un 58 enne residente in Valle Peligna è dovuto comparire ieri davanti al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Sulmona, Daniele Sodani, per il procedimento che lo vede imputato per i reati di atti sessuali con minorenne e corruzione di minore. Nel piano terra del Palazzo di Giustizia si è quindi aperto il rito abbreviato con l’esame dell’imputato che, difeso dall’avvocato del foro di Pescara Vincenzo Di Girolamo, ha negato tutte le accuse. La storia si sarebbe consumata dal 2009 al 2015 dentro le mura domestiche di una famiglia per bene. La vittima è una giovane ragazza, che all’epoca dei fatti non aveva compiuto nemmeno dieci anni. Lui, l’imputato, è l’ex compagno della madre che avrebbe approfittato della fanciulla quando la stessa veniva affidata alla sua custodia. Stando al quadro accusatorio l’uomo avrebbe compiuto atti sessuali con la minorenne prima del compimento del decimo anno di età e sino al raggiungimento del sedicesimo anno, approfittando delle occasioni in cui l’allora ragazzina veniva affidata alla sua custodia. Tutti fatti presumibilmente avvenuti dal 2008 al 2015. C’è dell’altro. Stando sempre all’accusa, l’uomo avrebbe mostrato alla minore materiale pornografico e oggetti per l’autoerotismo per indurla a compiere o a subire atti sessuali. Anche questi fatti sarebbero avvenuti in più riprese, dal 2009 al 2013. Finita la storia tra l’uomo e la madre della vittima, la ragazza non avrebbe retto al peso e ha raccontato tutto ai suoi familiari. Da l’indagine che ha portato il Sostituto Procuratore della Repubblica, Stefano Iafolla, a chiedere il rinvio a giudizio per l’uomo. L’imputato ha quindi scelto il rito abbreviato condizionato al suo esame. Davanti al giudice ha negato ogni responsabilità. “Non ha posto in essere nessuno di quei particolari comportamenti contenuti nell’imputazione. Abbiamo respinto punto per punto tutte le accuse e negato ogni responsabilità”- sottolinea il legale del 58 enne, Vincenzo Di Girolamo. Diversa la versione degli avvocati Valeria Colantoni e Luca Tirabassi, che assistono le parti civili ovvero madre e figlia, secondo i quali resta solido il castello accusatorio. “L’imputato ha esercitato il suo diritto di difendersi mentendo, al nostro avviso in modo del tutto inverosimile e niente affatto persuasivo, tant’è che abbiamo mosso una serie di contestazioni. Confidiamo, tenendo conto degli elementi raccolti nel quadro probatorio, in una doverosa condanna”- conclude l’avvocato Tirabassi. Al giudice Sodani il compito di tirare le somme su una delicata vicenda che, in un modo o in un altro, ha segnato per sempre la vita delle famiglie coinvolte. Per il prossimo 15 ottobre è attesa la sentenza.
Andrea D’Aurelio
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