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SULMONA – Una diffida alla Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila perché provveda a mettere in atto tutte le procedure per consentire in tempi rapidi la redistribuzione dei piccoli pazienti ai pediatri rimasti in servizio così da salvaguardare il diritto alle cure. L’iniziativa arriva da un gruppo di famiglie, capitanate dall’avvocato Catia Puglielli, che stanno accusando il colpo del pensionamento dei pediatri. Quella che al momento resta una diffida potrebbe trasformarsi in un esposto alla Procura della Repubblica, per interruzione di pubblico servizio, nel caso in cui l’attribuzione del pediatra venga rifiutata. Ma andiamo con ordine. Il problema è sorto ieri visto che il 31 dicembre 2018 hanno cessato il loro rapporto di lavoro con la Asl ben due dei sette pediatri in servizio nel territorio peligno-sangrino. Si tratta delle dottoresse Franceschina Di Berardo e Wilma Climaco. L’azienda sanitaria si è messa in contatto con tre delle cinque unità in servizio ma ha incassato il diniego. Il numero dei piccoli pazienti, circa 1500 di cui 600 nell’area peligna, assistiti dalle due unità che hanno raggiunto il limite di età per andare in pensione non possono essere associati agli altri medici in servizio, almeno di quelli più vicini, perché già hanno raggiunto la capienza massima di utenti da curare. L’unica soluzione è quella di fare chilometri e chilometri per portare i bambini dal dottore. La sanità continua a mostrarsi troppo distante dalle esigenze degli utenti. E’ la famosa medicina territoriale che deve essere collegata ai presidi ospedalieri, come ha detto qualcuno. Da qui la presa di posizione di alcune mamme che non hanno nessuna intenzione di restare a guardare. “Anche io sono coinvolta come madre”- tuona la Puglielli- “ i pediatri sembra siano già affollati di iscritti ma non è possibile pensare che la Asl non attribuisca il pediatra”. Per la mamma-avvocato “l’attribuzione del pediatra non può essere rifiutata. Qualora dovessimo riscontrarla presenterò una denuncia in Procura per interruzione di pubblico servizio”.

Andrea D’Aurelio

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