
Rimane agli arresti domiciliari l’imprenditore di Castelvecchio Subequo, G.A., indagato per la bancarotta fraudolenta da un milione di euro. Lo ha deciso il Tribunale per il Riesame dell’Aquila che ha confermato l’ordinanza adottata dal gip del Tribunale di Pescara, Maria Carla Sacco. Stessa decisione per L.A., anche lui finito agli arresti. Insieme a loro figurano anche altri tre indagati che sono però tre dipendenti assunti in altrettanti punti vendita, secondo la procura in maniera fittizia per intascare la disoccupazione. La società nacque a Pescara nel 1992 come commercio al dettaglio di abbigliamento, fino a quando nel 2007 ha cambiato proprietà per poi passare ai due attuali imprenditori nel 2019 quando uno di loro acquistò tutte le quote sociali. Vennero aperti tre negozi a Borgorose (RI), Scurcola Marsicana e Rocca di Mezzo: tre negozi che ebbero vita brevissima. Nella richiesta di misura cautelare il pm Rapino disegna un quadro della società piuttosto chiara: «Una struttura societaria artificiosamente costituita e diretta da un unico centro decisionale, finalizzata all’evasione fiscale, al mancato assolvimento degli obblighi tributari, al conseguimento illecito di profitti mediante l’omessa contabilizzazione e dichiarazione di ricavi, l’indebita detrazione dell’Iva, nonché mediante la sistematica predisposizione di bilanci falsi propedeutici all’ottenimento di corposi finanziamenti pubblici». Si parla di partecipazione a fiere e mostre in paesi extra UE, in Albania; partecipazione a fiere in Russia; di aiuti per «intervento di sostegno alla patrimonializzazione»; aiuti per «Garanzia diretta per rimedio a grave turbamento dell’economia» e altro ancora. “Le circostanze fattuali e temporali che hanno caratterizzato i plurimi illeciti commessi nel lungo lasso di tempo, consentono senz’altro di tratteggiare una personalità criminale di primo rilievo”- scrivono i giudici del Riesame nell’ordinanza che respinge il ricorso e conferma per entrambi gli arresti domiciliari








