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SULMONA – Un altro testimone sfila davanti al collegio giudicante del Tribunale di Sulmona per quello che è stato il secondo atto dell’inchiesta denominata “Piccolo Colosseo”, riguardante l’ingente traffico di stupefacenti tra Sulmona e la Capitale. I giudici del Tribunale sulmonese hanno raccolto ieri la testimonianza di un ufficiale della polizia giudiziaria che curò a suo tempo l’attività investigativa. Si sono quindi sviscerati tutti i dettagli e i particolari riguardanti il ritrovamento delle armi nel giardino di casa di uno degli imputati, il sulmonese F.B, ovvero una Beretta 34 calibro 9, di fabbricazione italiana e una Fn calibro 9×21 di matrice Belga, complete di serbatoi e 28 cartucce. Il collegio ha quindi rinviato l’udienza al prossimo 1 dicembre per ascoltare sette persone offese. Solo in quella occasione, molto probabilmente, si conoscerà la data della sentenza. Dalla maxi operazione svolta dai Carabinieri di Sulmona, nell’ormai lontano 2012, sono passati otto lunghi anni. Il processo in corso vede imputate sette persone, accusate a vario titolo di tentata estorsione, lesioni aggravate, minacce e porto abusivo di tre pistole. In tutto 24 persone finirono sotto inchiesta, ispirandosi ai personaggi del film sulla nota Banda della Magliana ( da qui la denominazione “Piccolo Colosseo”) perché si sarebbero occupate e preoccupate di controllare il mercato di stupefacenti a Sulmona e nell’intero comprensorio peligno, anche con l’uso della forza e delle armi. Spaccio di cocaina, hascisc e marijuana. Una consorteria che si stava preparando a fare il salto di qualità. Una serie di posizioni marginali sono state stralciate. Alla fine sei persone hanno scelto il rito abbreviato chiuso con quattro pesanti condanne, un patteggiamento e un’assoluzione. Il “secondo tempo” si gioca davanti al collegio del Tribunale che si pronuncerà soltanto nel 2021, a quasi dieci anni dalla famigerata inchiesta.

Andrea D’Aurelio

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