
A volte i numeri raccontano più di tante parole. Se lo scorso anno il Teatro Stabile d’Abruzzo (Tsa) si fermava a quota 15,5 nella graduatoria ministeriale, oggi il suo punteggio balza a 24. Dietro quelle cifre si nasconde un segnale chiaro: l’Abruzzo del teatro vuole tornare a far parlare di sé, e lo fa con una programmazione che convince anche Roma. A sottolinearlo è il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, che parla di «un premio non solo alla qualità artistica, ma a una strategia di rilancio che parte da lontano». Non è retorica. Dal 2017, quando la coalizione di centrodestra tornò alla guida del Comune dell’Aquila, socio fondatore del Tsa, la parola d’ordine è stata una sola: ricostruire. Non solo muri, ma anche istituzioni culturali, spazi, idee. «Il salto in graduatoria – spiega Biondi – oltre a garantire risorse dal Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo, mostra un recupero importante rispetto a realtà simili alla nostra per struttura e dimensioni. Non è scontato, considerando che il nostro Teatro Comunale è ancora indisponibile: i lavori sono partiti solo a marzo, grazie all’USRA, e speriamo di riaprirlo nel 2026». Se la rinascita logistica richiede pazienza, quella artistica ha già mostrato segnali concreti. Sotto la presidenza di Pietrangelo Buttafuoco, prima, e Miska Ruggeri, oggi, il Tsa ha saputo ricostruire prestigio e fiducia, scegliendo figure di spicco alla direzione artistica: prima Simone Cristicchi, ora Giorgio Pasotti. «La strada è tracciata – aggiunge Biondi – e i frutti si vedono. Grazie a tutti: artisti, tecnici, lavoratori. Senza di loro non avremmo potuto riportare il Tsa tra le eccellenze del teatro italiano». Il messaggio è chiaro: tra le ferite del terremoto e le difficoltà logistiche, L’Aquila vuole riprendersi anche la sua identità culturale. Non sarà facile competere con le grandi città metropolitane, ma colmare il divario con teatri simili per dimensioni è già una vittoria che profuma di futuro.