
SULMONA. Quattro anni e undici mesi di reclusione più il pagamento delle spese processuali. È la condanna inflitta dalla Corte d’Appello dell’Aquila a S.D.L. 45enne di Sulmona, accusato di tentato omicidio in concorso, per aver aver partecipato insieme ad un’altra persona, ad un raid nell’ex centro di accoglienza di Sulmona, in quell’occasione rimase ferito con un coltello un ospite della struttura. I giudici di secondo grado hanno assolto l’imputato dal reato di violenza privata perché il fatto non sussiste e hanno, per il resto, confermato la sentenza emessa dal Tribunale di Sulmona nel 2022. Da cinque anni e due mesi, il 45enne ha ottenuto un lieve sconto di pena. I fatti risalgono al 12 giugno del 2018 quando il 45enne, assieme a N.S. di Arezzo che era stato condannato con rito abbreviato, salirono al secondo piano dell’ex centro di accoglienza di corso Ovidio, dove erano ospitati 27 richiedenti asilo, minacciando gli stessi con una pistola scacciacani e due coltelli di piccole dimensioni. Gli ospiti della struttura reagirono e un ventitreenne proveniente dal Gambia fu ferito al fianco sinistro da N.S., poi condannato a sei anni di reclusione. L’incursione, almeno in parte, fu immortalata dagli stessi richiedenti asilo che ripresero la lite. Il sulmonese fu arrestato dalla squadra anticrimine del commissariato di Sulmona, all’epoca dei fatti diretta dal sostituto commissario Daniele L’Erario che condusse le indagini, poi ristretto agli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico. Il caso era balzato alle cronache per essere stato il primo arresto con l’aggravante razzista in provincia dell’Aquila. Dal canto suo il 45enne si è sempre detto estraneo ai fatti, sostenendo che non vi era alcun concorso di reato con l’uomo di Arezzo che aveva ferito il gambiano ma che era entrato nella struttura solo per accompagnare il suo amico. Sul caso si esprimerà ora la Corte di Cassazione.









