
Un territorio intero che vive di pascoli e allevamenti rischia di piegarsi sotto il peso di un virus silenzioso ma devastante. È l’allarme lanciato da Paolo Federico, sindaco di Navelli, uno dei comuni simbolo dell’Abruzzo rurale. La minaccia si chiama Blue tongue, malattia virale che colpisce soprattutto ovini e bovini. A Navelli, spiega il sindaco, pascolano oltre 1.000 ovini e altrettanti bovini, e se si guarda all’intera piana di Navelli i numeri triplicano: una ricchezza viva fatta di aziende familiari, redditi e tradizioni. Ma il virus — già segnalato nel Carseolano, in Marsica e sui versanti del Gran Sasso teramano e aquilano — rischia di mettere in ginocchio decine di stalle. «Non possiamo permettere che si perda un intero settore», avverte Federico. Per questo chiede interventi rapidi: alle autorità sanitarie di mettere in sicurezza l’area, all’Asl di proporre soluzioni concrete, alla Regione Abruzzo — e in particolare all’assessore all’Agricoltura Emanuele Imprudente — di attivare ogni strumento utile per aiutare gli allevatori. L’appello è chiaro: servono controlli, vaccinazioni, informazioni puntuali e assistenza diretta agli imprenditori agricoli, molti dei quali lamentano di non sapere come affrontare l’epidemia. «Non voglio fare polemiche», ribadisce il sindaco, «ma non posso restare in silenzio mentre ricevo segnalazioni di preoccupazione ogni giorno. Farò tutto ciò che posso come sindaco, ma ora servono misure urgenti e condivise». In ballo non c’è solo il reddito di chi vive di greggi e stalle: c’è l’identità di un pezzo di Abruzzo che da secoli tiene insieme natura, lavoro e comunità.