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SULMONA –  Cadde  da un’altezza di sei metri mentre giocava in un parcheggio comunale, a causa del cedimento di una grata, riportando un grave trauma cranico contusivo, la perdita parziale di una parte del corpo e l’esotropia all’occhio destro. Ma per l’Inps non aveva diritto al riconoscimento di un handicap grave con tutte le conseguenze del caso in termini di assistenza e accompagnamento. Dopo cinque lunghissimi anni, il piccolo Giovanni ( nome di fantasia), ha ottenuto giustizia. La perizia del Tribunale non è stata contestata e il giudice del Tribunale di Sulmona, Anna Maria De Sanctis, ha omologato l’accertamento del requisito sanitario effettuato dal perito incaricato e ha condannato l’Inps alla refusione delle spese processuali liquidate in euro 1200 da distrarsi, oltre agli oneri di legge nonché alle spese di c.t.u. già liquidate. Per il piccolo di nove anni, all’epoca dei fatti ne aveva quattro, è una grande vittoria. Ma andiamo con ordine. Tutto cominciò il 12 maggio 2015 dopo il gravissimo incidente. Il bimbo rischiò di perdere la vita e si salvò miracolosamente. Le conseguenze di quell’episodio furono molto gravi: trauma cranico contusivo, l’emiparesi ( perdita parziale di una parte del corpo) e l’esotropia all’occhio destro con deficit motorio e della vista. La commissione Inps riconobbe solo una forma di handicap semplice ( articolo 3 comma 1 legge 104) e l’indennità di frequenza. In sostanza il bambino aveva diritto al sostegno scolastico ma non a tempo pieno. Cominciò quindi la battaglia legale con la famiglia del piccolo che incaricò l’avvocato del foro di Sulmona, Catia Puglielli, di impugnare il verbale Inps. Il legale intentò la causa e il Tribunale nominò come perito Nunzio D’Orazio che ribaltò la situazione. “Il minore è invalido con impossibilità a svolgere alcuni compiti e alcune funzioni proprie della sua età, con diritto all’indennità di accompagnamento ed è portatore di handicap in situazione di gravità”- si legge nella perizia- “si ritiene di fissare la data di riconoscimento del diritto ai benefici a quella della domanda, in quanto le condizioni erano identiche alle attuali”. L’inps non ha contestato l’accertamento del perito tant’è che il giudice ha firmato il decreto di omologazione che ha portato alla chiusura del procedimento e alla condanna dell’Inps per la refusione delle spese legali. “Vogliamo ringraziare tutte le persone che in questi anni, a vario titolo, ci sono state vicine”- commentano i genitori del ragazzo che tirano un respiro di sollievo. Se le conseguenze di quel brutto incidente hanno segnato per sempre la vita del bambino, il mancato riconoscimento dei suoi diritti sarebbe stato il colpo di grazia. La giustizia ha fatto il suo corso.

Andrea D’Aurelio

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