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SULMONA –  Si piazza al momento al terzo posto della classifica nazionale  dei “luoghi del cuore” ma all’Eremo di S. Onofrio continua a regnare l’inciviltà, come dimostrano alcune foto scattate nell’area di sosta. “In montagna si sa: i rifiuti si riportano a valle e si gettano nel primo punto utile o a casa nel caso in cui sia pieno, come quello che abbiamo trovato stamattina nel punto ristoro dell’ Eremo di Sant’Onofrio al Morrone , candidato tra I luoghi del cuore”- scrivono dal Cogesa. Non è la prima volta d’altronde che le scene di degrado si ripetono nell’area celestiniana, oasi di pace e di forte richiamo turistico, soprattutto nell’estate del Covid dove il turismo lento e naturale è la nuova frontiera da perseguire per la ripresa dell’economia territoriale. Questi comportamenti però rischiano di vanificare tutti gli sforzi encomiabili dei volontari che questa mattina hanno ricostruito il muro lungo il sentiero che porta all’Eremo colpito da un evento franoso, come pure ogni attività di marketing e promozione che procede a tamburo battente grazie al concorso del Fai. L’eremo, risalente al XIII secolo, è il luogo più intimamente connesso alla vicenda di Pietro da Morrone, diventato papa con il nome di Celestino V e successivamente canonizzato come San Pietro Confessore. Oasi di pace e di spiritualità, ospita la grotta che fu il primo umile rifugio dell’eremita. Al suo interno i pellegrini vi compivano un rito antico e “apotropaico” per guarire, come vuole la tradizione, dai dolori articolari giacendo per qualche istante sulla spelonca rocciosa che fu il giaciglio del santo eremita. È arroccato sulla parete rocciosa del Morrone che si erge perpendicolare sui resti del tempio italico di Ercole Curino, altro nume tutelare dell’Abruzzo antico. Dal suo straordinario belvedere la vista domina la magnifica abbazia di Santo Spirito a Morrone, lo storico campo di prigionia 78 e l’intera Valle Peligna. È elettivamente il “luogo del cuore” degli abruzzesi per la densità delle vicende storiche e spirituali ad esso collegate e per un contesto ambientale tra i più suggestivi in Italia. Da sempre luogo di partenza della Perdonanza Celestiniana dell’Aquila con una ormai celebre fiaccolata, dalla fine del 2019 è anche luogo di riferimento, insieme alla basilica di Collemaggio, del riconoscimento ottenuto dalla Perdonanza come patrimonio immateriale Unesco. L’appello è quello di conservarlo con cura e di partecipare con il proprio voto al concorso Fai. Serve un sforzo sinergico per la piena valorizzazione, anche da parte delle istituzioni visto si attendono ancora i lavori di riqualificazione che dovrebbero partire entro la fine dell’estate.

Andrea D’Aurelio

 

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