
Il recente episodio del lavoratore irregolare ferito e abbandonato davanti all’ospedale di Pescina è solo l’ultimo campanello d’allarme di un problema che ci riguarda tutti: il caporalato. Un fenomeno che continua a esistere, a fare male, e a macchiare la reputazione di un intero comparto agricolo che invece, in gran parte, opera con serietà e fatica ogni giorno. A dirlo con chiarezza è anche Coldiretti Abruzzo, che interviene con parole forti ma necessarie: “Lo sfruttamento dei lavoratori è un danno per la dignità delle persone e per l’immagine di tutta la nostra regione”. Gli immigrati che lavorano nei campi – sottolinea l’associazione – sono ormai fondamentali per le nostre aziende agricole. Ma il rischio che vengano coinvolti in meccanismi di sfruttamento è ancora alto, soprattutto in contesti dove mancano controlli efficaci, regole chiare e un sistema di tutele che funzioni davvero.
“Il caporalato – spiega il presidente regionale Pietropaolo Martinelli – penalizza proprio le imprese che scelgono di lavorare nella legalità”. Ecco perché Coldiretti chiede più controlli, più collaborazione tra istituzioni e forze dell’ordine, e anche un impegno concreto per migliorare le condizioni di trasporto e alloggio dei lavoratori stagionali. Servono soluzioni strutturate, non solo emergenziali.
L’invito è anche a non associare automaticamente il caporalato all’agricoltura. È un sistema sommerso che tocca trasporti, edilizia, commercio. Ma è proprio nei campi che spesso si rende più visibile, soprattutto in periodi come questo, in piena stagione del Fucino, quando la domanda di manodopera cresce. Da anni Coldiretti porta avanti iniziative e campagne per il lavoro agricolo di qualità, come la creazione dell’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura. Ma ora serve un passo in più: rendere conveniente la legalità, anche a livello economico, per chi sceglie la strada più difficile ma giusta. Chi sfrutta, distrugge valore. Chi sceglie la legalità, costruisce futuro.