
Carabiniere investito e ucciso. La figlia: “ricordare è un dovere”
“E’ importante per me e per tutti, non solo per noi familiari, ricordare la tragedia della quale è rimasto vittima mio padre. La sua tragica fine è segno di un fulgido perenne esempio di devozione al dovere e di servizio ai cittadini. Papà è stato un vero carabiniere, un fedele servitore delle istituzioni, meritevole di essere ricordato per sempre”. Lo afferma Sara Anzini, figlia di Emanuele, il carabinieri di 41 anni investito e ucciso nel 2019 a Terno d’Isola. Erano quasi le tre quando, insieme ad un collega, Anzini, di stanza a Zogno, stava effettuando un posto di blocco, a Terno d’Isola. Un’Audi A3 non si fermò all’alt intimato dal militare e lo investì in pieno, scaraventandolo a diverse decine di metri di distanza, per poi proseguire nella corsa senza fermarsi a soccorrere il ferito. Immediati ma inutili furono i soccorsi del collega, di alcuni testimoni e del personale sanitario. Anzini morì pochi minuti dopo, a causa dei gravissimi traumi riportati. Solo più tardi l’investitore tornò sui suoi passi, venendo arrestato con l’accusa di omicidio stradale con l’aggravante dell’omissione di soccorso e della guida in stato di ebbrezza. L’uomo aveva infatti un tasso alcolemico di quasi cinque volte superiore al consentito. “Lo ricorderò sempre per la sua bontà, il suo senso del dovere, il suo legame indissolubile e di grande amore con me e con tutti i familiari – conclude Sara – ogni volta che tornava dal servizio era per me e per tutti un momento di grande gioia. Anche l’ultima volta trascorremmo insieme tanto tempo e fu felice di rivedermi, di riabbracciare tutti i suoi cari e quasi con il presentimento di quanto sarebbe accaduto dopo qualche giorno s’intrattenne volentieri con i suoi amici di sempre, mai dimenticati”.