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SULMONA – Il caso delle carcasse sepolte nel Canile sarà discusso in Tribunale con un unico procedimento. Un processo era pendente dopo l’avvio dell’inchiesta giudiziaria che risale al 2015 mentre un altro fascicolo è stato aperto nelle scorse settimane all’indomani del nuovo esposto e del blitz effettuato dai Carabinieri Forestali. L’altro giorno è stata notificata la chiusura delle indagini preliminari con la citazione diretta a giudizio di G.T., unica imputata del procedimento. Questa mattina, il giudice monocratico del Tribunale di Sulmona Concetta Buccini, ha disposto il rinvio dell’esame dei test ( primo processo) al 16 dicembre prossimo, accogliendo le richieste avanzate dal Pm e dall’avvocato Vittorio Masci, difensore dell’imputata, la Presidente dell’associazione che si occupa del Canile. Sono tre i test citati dalla Procura. Ai due agenti della Polizia Locale che erano stati chiamati a deporre per il primo procedimento, si aggiungerà il luogotenente della Forestale che ha effettuato i rilievi di rito nella fossa comune rinvenuta nelle scorse settimane. Il prossimo 16 dicembre si dovrà quindi aprire il secondo processo prima di riunire i due procedimenti dal momento che il fatto oggetto della discussione è identico. La vicenda giudiziaria ha origine nel 2015 quando partirono alcune segnalazioni riguardo la presenza di alcune carcasse sepolte nella struttura. In quell’esposto si faceva riferimento al luogo preciso dove scavare. Quella segnalazione però non fece scattare alcun intervento sul posto ( nel senso che non si scavò nel terreno) ma portò comunque all’avvio delle indagini preliminari che poi sfociarono nel dibattimento. Stesso capo d’imputazione e stesso reato contestato. E quella che sembrava un’inchiesta dell’ultimo minuto in realtà affonda le radici nel recente passato. Il nuovo impulso c’è stato nelle scorse settimane con l’operazione condotta dai Carabinieri Forestali all’indomani del nuovo esposto. Si è quindi scoperto che due delle otto carcasse sepolte che sono state rinvenute in un fosso trovato all’interno del canile sarebbero riconducibili all’associazione che gestisce la struttura da otto anni. Decisiva è stata la lettura dei microchip anche se per conoscere con esattezza il responso delle analisi eseguite dall’azienda sanitaria ci vorrà del tempo. A far scattare l’operazione è stato un esposto di una coppia in cui si denunciava la pratica illegale indicando anche i luoghi dove si doveva scavare. Il reato ipotizzato è quello di smaltimento non autorizzato di rifiuti pericolosi. Saranno necessari ulteriori esami per datare la morte degli esemplari. L’area dove sono state rinvenute le carcasse è stata posta sotto sequestro dalla Procura. La Asl è poi tornata sul posto su richiesta del gestore che ha lamentato l’odore nauseabondo per la mancanza di calce idrata nel pozzo. La vicenda quindi è destinata ad avere diversi risvolti giudiziari, tenendo conto che l’imputata già si sta muovendo per presentare una denuncia per diffamazione.

Andrea D’Aurelio

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