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Rivedere i regolamenti interni ai penitenziari sul consumo di alcolici in carcere, anche togliendo alcolici dalla mensa dei detenuti. Lo chiede Mauro Nardella, segretario generale della Uil Pa penitenziari del Cst Gran Sasso Adriatico, scrivendo al Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria, al direttore del penitenziario di Sulmona, Sergio Romice e al Garante dei detenuti. “Nelle aggressioni avvenute ultimamente nel carcere sulmonese e perpetrate a danno di diversi poliziotti penitenziari, alcuni dei quali costretti a ricorrere alle cure del pronto soccorso e finanche ad interventi chirurgici, a far da comune denominatore sembrerebbe essere stato il consumo eccessivo di alcol – ricorda Nardella – Com’è noto l’articolo 14 del regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario seppur vieti la ricezione dall’esterno di sostanze alcoliche consente ai detenuti di acquistare, tramite gli spacci interni, l’equivalente di mezzo litro di vino di gradazione non superiore ai 12 gradi o, in alternativa, un litro di birra”. “È vero che è vietato l’accumulo di queste sostanze. E’, però, altrettanto vero che da diversi anni a questa parte ci sono sempre meno agenti in grado di controllare, così come si converrebbe, che ciò non avvenga – precisa l’esponente sindacale – Resta ovvio pensare che se si volesse ovviare a tutto questo o si dovrebbe fare leva sull’utilizzo di almeno più agenti nelle sezioni detentive, fatto impossibile con l’organico attuale oppure si fa come si è fatto in moltissimi altri istituti presenti sul territorio nazionale ovverosia togliere dalla mensa dei detenuti riottosi all’ordinamento penitenziario, riunendoli in idonee sezioni onde evitare che altri paghino per colpe non loro, l’alcool e magari, sostituirlo con birra analcolica se proprio non si volesse incidere in maniera eccessivamente “invasiva”.

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