
Era stato sorpreso in casa con i pali di ferro, provento di furto nell’area del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, ma non ci fu alcuna ricettazione. Lo ha deciso il giudice del Tribunale di Sulmona, Concetta Buccini, che ha assolto P.D.A., 57enne di Opi, finito sul banco degli imputati nell’ambito dell’inchiesta partita dall’uccisione di un cavallo da colpi di arma da fuoco. I fatti risalgono all’8 novembre 2022 quando il direttore dell’ente dopo lo smantellamento dell’area faunistica del camoscio ad Opi, affidata alla cooperativa Castel Mancino di Pescasseroli, aveva denunciato la scomparsa di 514 pali sui 900 smantellati. I pali trovati dai carabinieri nella stalla dell’imputato (circa 63) non erano tra i 514 rubati ma tra quelli conservati dal Parco. La vicenda era scaturita dalla morte per arma da fuoco di un cavallo. Al fine di risalire al possibile responsabile, una persona informata dei fatti aveva indicato ai carabinieri una rosa di nomi che, a dire suo dire, erano in possesso di armi. In nove erano quindi finiti nel mirino della magistratura tra cui il 57enne. I militari della compagnia di Castel di Sangro non aveva trovato armi ma i pali di ferro. Nei confronti dell’imputato, difeso dall’avvocato, Massimo Di Rocco, è caduta l’accusa di ricettazione. Il giudice ha inoltre disposto la remissione degli atti alla procura per valutare la posizione del direttore del Parco, reo di non aver fatto presente, nella denuncia, che i pali del 57enne erano tra quelli non rubati.