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SULMONA – L’accusa è quella di aver venduto stupefacenti ad un minore ospite, all’epoca dei fatti, di una casa famiglia del circondario. Cade l’aggravante del reato per un 36 enne, S.D.B., ex educatore di una casa famiglia del territorio. Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Sulmona, Ciro Riviezzo, ha riconosciuto la lieve entità del fatto, non tale però da evitare la condanna ad un anno e mezzo di reclusione, fermo restando la sospensione della pena. Ma andiamo con ordine. La vicenda risale al 26 agosto del 2020. Il giovane sarebbe stato scoperto con nove piante di cannabis sul balcone di casa. Una piccola piantagione che gli uomini delle Fiamme Gialle individuarono dopo accurati accertamenti investigativi, assieme a 6 grammi di marijuana e 1 grammo di hashish, oltre a materiale per il confezionamento della sostanza. Sempre secondo l’accusa il 36 enne sarebbe stato colto in flagranza di reato, tanto da essere ristretto agli arresti domiciliari, mentre cedeva uno stupefacente a un minore. Ipotesi che fu contestata dalla difesa secondo la quale non ci sarebbe stato alcun passaggio di denaro. L’accusa è stata di fatto ridimensionata, nel senso che è caduta la contestazione dell’articolo 80 del testo unico per gli stupefacenti, ovvero la cessione a minori. Il Gup ha intenso inquadrare l’episodio nella lieve entità del fatto. Tuttavia, visti gli indizi di colpevolezza, ha pronunciato la sentenza di condanna per l’imputato. Un anno e mezzo di reclusione contro i tre anni chiesti dalla Procura. Il 36 enne è stato difeso dall’avvocato, Maria Grazia Lepore.

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