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Le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil intervengono sull’ipotesi di ferrovia Roma-L’Aquila-Teramo emersa nei giorni scorsi. “Stiamo lavorando da anni – scrivono i segretari Carmine Ranieri, Leo Malandra e Michele Lombardo – sulla trasversalità Tirreno-Adriatico. Riteniamo che essa sia una grande opportunità per l’Abruzzo, un progetto strategico che, partendo dalla valorizzazione dei porti, consente anche lo sviluppo delle aree interne. Sappiamo già da anni che l’Europa intende inserire nell’ambito delle reti Ten-t una sola trasversalità ulteriore rispetto al collegamento Napoli-Bari e che le decisioni definitive in merito saranno prese nei prossimi mesi. Ovviamente l’Abruzzo non è l’unica regione candidata per la trasversalità: la regione Marche chiede che il passaggio avvenga attraverso i porti di Civitavecchia ed Ancona e, se venisse scelta tale opzione, l’Abruzzo sarebbe escluso nel passaggio della rete ten-t”. Il decisore politico, per i sindacati, dovrà “scegliere cosa fare in base ad una valutazione delle condizioni geografiche, delle infrastrutture già esistenti, di quelle che si è già deciso di realizzare e di ulteriori condizioni socio-economiche. In una situazione di questo tipo, riteniamo che tutto l’Abruzzo debba spingere con forza affinché si prosegua nel difficile cammino già intrapreso e che vede la velocizzazione ed il trasporto merci sulla linea Pescara-Roma così come tracciata nell’accordo del 20 marzo 2020 tra Il Ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, l’amministratore delegato di Rfi, Maurizio Gentili. Tale accordo, sottoscritto oltre un anno fa, è stato salutato da tutte le forze politiche positivamente, senza che nessuno ponesse eccezioni o alternative. Pensare oggi ad opere alternative per le quali non si sa neanche se sarebbero effettivamente realizzabili, rischia di indebolire l’unico progetto attualmente concreto e già in parte finanziato, con la conseguenza che tutto l’Abruzzo sarebbe tagliato fuori dalla trasversalità e a rimetterci sarebbero tutti i territori abruzzesi. Da qui la nostra preoccupazione: siamo perplessi sulle recenti richieste di inserire la tratta Roma-L’Aquila-Teramo tra le infrastrutture da realizzare in alternativa al collegamento veloce Roma-Pescara”. Altro discorso è invece quello di ragionare su come i territori dell’Aquila e di Teramo non restino esclusi qualora l’Abruzzo dovesse essere scelta per il passaggio della trasversalità est-ovest. “In questo scenario – proseguono i sindacati – è corretto e condivisibile il timore di quei territori di restare marginali rispetto ad una nuova struttura dei collegamenti commerciali ed economici e, quindi, è opportuno porre l’esigenza sul come, invece, si è integrati dentro la realizzazione del collegamento principale finanziato. Si dovrà ragionare sulle adduzioni di collegamento tra i capoluoghi abruzzesi con l’asse Pescara-Roma. Su tale possibilità sono già state avanzate proposte negli anni passati che, in questo contesto, devono essere rafforzate e trovare uno sbocco credibile e fattibile. Ma in questa direzione è necessario che tutta la comunità regionale ricerchi e trovi una consapevolezza comune, una condivisione concreta, insieme ad un impegno ed una azione a sostegno del progetto in campo”. E ancora: “Vorremmo cercare di riportare il dibattito nelle giuste dimensioni. I primi due importanti risultati che l’Abruzzo ha portato a casa sono la zes, zona economica speciale, e il riconoscimento del potenziamento dell’alta capacità e velocità della linea ferroviaria Pescara-Roma. Ciò consentirà all’Abruzzo di attrarre notevoli flussi di merci e di persone, quindi anche di investimenti su tutto il territorio regionale. Così, si assisterà ad una importante crescita socio-economica e occupazionale dell’intero territorio regionale abruzzese”, specie se connessa alla zes. Il dibattito di questi giorni – aggiungono – non produrrà alcun risultato positivo e propositivo se non quello rischiosissimo di confondere il decisore finale, cioè il governo, e di veder rimesso in discussione ciò che oggi è già dentro il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza di prossima emanazione. Solo se tutti usciamo dagli schemi di campanile – concludono – possiamo portare avanti un ragionamento comune sul bene primario della nostra regione, e vincere una sfida epocale. Se non lo faremo, la storia chiamerà a rispondere l’intera classe dirigente, poiché essa ha precluso lo sviluppo e la crescita sociale e economica delle future generazioni di abruzzesi”.

 

 

 

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