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Daniele Leone Coordinatore Regionale CGIL FP Sanità privata convenzionata Abruzzo Molise, interviene con una nota:

“Appare evidente che in questa seconda fase emergenziale da Covid, numerosi ospedali, strutture sanitarie convenzionate e Residenze per anziani si trovano in difficoltà nel fronteggiare al meglio questa emergenza. Alcune strutture sanitarie sono addirittura in affanno, appena si presentano dei focolai in reparti e servizi  sono costrette, se pur per breve tempo a sospendere alcune attività come visite ambulatoriali, ricoveri programmati, etc. per procedere alla sanificazione dei locali ed effettuare i tamponi su tutti i dipendenti e i pazienti. È del tutto evidente che l’emergenza Covid ha  messo a nudo le criticità del sistema sanitario e che mai come oggi si avverte la necessità di ripensare, ad  esempio, all’aumento delle dotazioni organiche e del numero dei posti letto in terapia intensiva, perché è del tutto evidente che appena si identifica un positivo al Covid 19 in un reparto o servizio, immediatamente scatta la chiusura provvisoria per sanificare l’area e,  come in un domino,  si finisce per coinvolgere tutti quei servizi che hanno ospitato il paziente e tutto il personale venuto a diretto contatto con lo stesso. Insomma l’attività ospedaliera di quel reparto o servizio rallenta mentre se questo accade in una struttura socio sanitaria o in una   RSA, come si può ben immaginare, le cose si complicano.

E il paradosso è che se un cittadino che ha altre patologie NO COVID chiede aiuto in questa fase emergenziale al Sistema, rischia di trovarsi in affanno perché le strutture ogni giorno devono fronteggiare il crescente numero di contagiati Covid 19. Questo potrebbe accadere in un ospedale piccolo come in quello grande. Dunque il sistema va ripensato e riorganizzato, vanno realizzati pronti soccorso e servizi connessi solo al trattamento del Covid in modo da dare risposte di cura e assistenza a tutte le persone che hanno altre patologie.

Sinceramente ero tra quanti speravamo che dopo la prima fase emergenziale e la pausa che il Covid 19 ci aveva concesso nei mesi estivi si sarebbe colta l’occasione per provvedere a programmare una diversa organizzazione capace di affrontare al meglio la seconda fase emergenziale da Covid 19, ampiamente annunciata e prevedibile.

Una cosa è certa  “il  Covid” ci ha detto che i tagli ai posti letto, la chiusura di molti ospedali e delle guardie mediche, il taglio dei posti letto nelle strutture socio sanitarie, il blocco delle assunzioni e il calcolo obsoleto del minutaggio assistenziale per la definizione delle dotazioni organiche  si sono dimostrate scelte sbagliate che vanno immediatamente ripensate e corrette, perché non è possibile avere in una RSA un solo infermiere per 30 pazienti.

E fanno bene alcune Regioni a  temere che il governo possa cogliere l’occasione dell’emergenza Covid per scippare la gestione della sanità, se qualche presidente di Regione o assessore alla Sanità si lamenta, bene, allora  ricordino che oggi hanno pieni poteri e dunque è bene che  inizino ad  intervenire, monitorando la situazione dei dispositivi di protezione di tutto il personale in tutte le strutture sanitarie, dagli ospedali alle casa di cura fino ad arrivare alle RSA, alle  RA, alle CSSA, etc. iniziassero a monitorare le dotazioni organiche, in tutte le strutture sanitarie pubbliche, convenzionate e private e  obbligare le RSA ad avere in questa fase emergenziale la presenza H24 dei medici,  e poi dare la possibilità a tutte le strutture sanitarie di accedere direttamente sulla piattaforma delle ASL per prenotare i tamponi necessari alle proprie strutture, tagliando la lungaggine dei passaggi burocratici.

Inoltre bisogna che tutte le regioni in questa fase emergenziale trattino tutto il personale sanitario allo stesso modo evitando di fare distinzione tra personale pubblico e quello delle agenzie o cooperative e se accade un focolaio in un reparto o servizio bisogna sottoporre a tamponi tutti, non solo una parte di esso. Perché solo uniti si combatte questa emergenza.  Un’ultima preghiera la rivolgiamo  ai Manager delle ASL, e cioè di ascoltare di più i bisogni dei lavoratori e meno le necessità dei tecnici che nel chiuso delle loro stanze programmano la sanità guardando solo alle tabelle e ai numeri, invece la sanità è sofferenza dei malati e delle loro famiglie ed è  sacrificio, umiltà e professionalità di milioni di operatori sanitari, medici, oss, operatori sanitari, tecnici, ostetriche, addetti alle pulizie, etc., che ogni giorno, uniti si prendono cura dei pazienti/utenti”.

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