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SULMONA – Alla fine è stato un mero errore materiale nella trasmissione dei dati alla Asl che poteva portare però a ben più gravi conseguenze, ovvero all’isolamento forzato per attendere l’esito del tampone molecolare e il rischio di perdere il posto di lavoro. La strana e incredibile vicenda che ha visto protagonista il giornalista e insegnante di Sulmona, Valerio Di Fonso, si è risolta con un clamoroso retroscena. Tant’è che il diretto interessato sta valutando di adire le vie legali e di andare fino in fondo alla vicenda. Di Fonso era stato contattato ieri dalla Asl dell’Aquila per la programmazione del tampone molecolare previsto per oggi. Una chiamata inaspettata che l’azienda ha effettuato dopo aver preso in carico la segnalazione dal Comune che il 27 enne era risultato positivo al tampone antigenico rapido, svolto il giorno precedente nell’ambito della campagna di screening. Si è scoperto in seguito che nella postazione dove Di Fonso si era recato per sottoporsi al tampone sono risultati positivi solo in tre. Il suo nome, insomma, non compare nell’elenco dei contagiati. “Un errore doppio: prima perchè la positività mi è stata riferita con oltre 24 ore di ritardo. Secondo perchè positivo non sono”- commenta Di Fonso che sta valutando anche di intraprendere un’azione legale per far luce sulla clamorosa svista. Se il giovane non avesse raccontato la sua disavventura sui social, probabilmente avrebbe posto il posto di lavoro, quello di supplente in una scuola aquilana, e si sarebbe dovuto sottoporre al test molecolare e aspettare in casa la negatività. Incredibile ma vero. Da verifiche effettuate, ognuno fa le sue, si è appreso che la “svista” fa capo al Comune di Sulmona che avrebbe inserito nella piattaforma dei positivi due persone risultate negative. La Asl dell’Aquila ha solo preso in carico le segnalazioni. L’altro caso, scoperto da Onda Tg, riguarda una donna di Sulmona che è stata allertata ieri dall’azienda sanitaria di isolarsi e sottoporsi al tampone molecolare svolto, per ironia della sorte, proprio questa mattina. Ma anche lei è una “falsa positiva”. “Mia madre ha ricevuto la telefonata dopo 36 ore. Questa mattina, non sapendo dell’errore, si è sottoposta comunque al tampone”- spiega la figlia interpellata al riguardo. Gli addetti ai lavori tengono a precisare che si è trattato di un mero errore, isolato, che non si ripeterà. Se davvero si vuole puntare su una partecipazione di massa è necessario prestare più attenzione al trattamento dei dati. Perchè dietro i numeri, si sa, ci sono le persone.

Andrea D’Aurelio

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