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SULMONA – Senza memoria non esiste futuro. E non è solo una frase fatta. Cinquantadue rintocchi del campanone dell’Annunziata, a mezzogiorno in punto, ricorderanno le cinquantadue vittime della tragedia che colpì il cuore di Sulmona il 30 maggio 1944, durante un giorno di mercato. Tanti furono anche i feriti. La piazza restò insanguinata di quel sangue innocente, schegge restarono conficcate nei palazzi infliggendo ferite dai grandi fori e dalla memoria zittita, visibili fino a pochi anni fa, ma ricoperti. Questo lo spettacolo sconvolgente e di dolore e morte che lasciarono i caccia angloamericani, bombardando il cuore della città. In quel momento tante le storie, di lacrime, di paura, di tensione, che s’intrecciarono mentre la tragedia si consumava. Quel giorno di mercato, da giorno di incontro, di commercio, di una pace cercata e sospirata, divenne per tanti un nuovo appuntamento con la tragedia, simile a quella vissuta solo pochi mesi prima, nell’agosto 1943, con le bombe che altra morte e dolore seminarono alla stazione ferroviaria di Sulmona. A memoria della strage del 30 maggio fu collocata nei pressi dell’Acquedotto medievale una lapide commemorativa, realizzata grazie all’impegno del generale di Brigata Italo Giammarco, con scultura dell’artista sulmonese Nunzio Di Placido. (a.d’.a)

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