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SULMONA – “È Giunta l’ora”. Laconica ed evangelica l’espressione usata dal primo cittadino per annunciare le sue dimissioni in aula consiliare. Gianfranco Di Piero si dimette dalla carica di sindaco della città di Sulmona. Poco prima dell’inizio della seduta dell’assise ha firmato il decreto di revoca degli assessori e al termine ha annunciando di rimettere il mandato conferitogli dagli elettori più di due anni fa. La scena è emblematica. Assessori revocati e sindaco dimissionario. Il clima non è proprio disteso a Palazzo San Francesco nel giorno della verità. Il sindaco, Gianfranco Di Piero, è solo sugli scranni più alti dell’assise comunale. Dopo 38 giorni di consultazioni la tanto auspicata fumata bianca non è arrivata. La sorpresa è arrivata dal consigliere di Italia Viva, Gianluca Petrella, che dichiara la sua appartenenza all’opposizione, riservandosi sulle singole questioni. “Non faccio il burattino di nessuno e sono contrario allo scioglimento anticipato di qualsiasi amministrazione. Per questo sono in opposizione costruttiva per trovare una soluzione unitaria”- interviene Petrella facendo le dovute precisazioni. Poi la cronaca del consiglio. Su proposta del consigliere D’Aloisio, la seduta si è aperta con un minuto di silenzio in memoria di Michele Del Signore. “Da un anno siamo rimasti senza assessore alla cultura e al turismo per una città che ne è vocata. Il deragliamento di questa amministrazione porterà effetti tristi. In questa città chi andrà a votare e chi si andrà a candidare?”- si chiede il meloniano, Vittorio Masci, centrando il nocciolo della questione. Una città ormai satura di dinamiche politiche litigiose e incomprensibili. “È una crisi numerica. Da maggioranza che eravamo siamo diventati minoranza. Non abbiamo messo su diavolo e acqua santa in coalizione. Siamo partiti per riportare in città un governo nell’interesse dei cittadini. D’altronde il risultato di una gestione disinteressata dell’amministrazione precedente è sotto gli occhi di tutti, pensando ad esempio alla vicenda Cogesa”- incalza Mimmo Di Benedetto, capogruppo Pd. “La nostra non è stata un’opposizione morbida ma costruttiva”- precisa la consigliera comunale e regionale, Antonietta La Porta – “sono delusa da questa esperienza perché si poteva e doveva fare di più. Avevo creduto in un cambio di passo”. Il consigliere, Maurizio Proietti, parla di gioco delle tre carte nello svolgimento delle consultazioni. “Quella che doveva essere una coalizione del cambiamento è stata una colazione della sostituzione”- insorge Proietti. Più che di numeri si tratta di una crisi infinita e conclamata secondo il consigliere comunale, Franco Di Rocco. “Una quaresima del silenzio. Se dobbiamo trovare delle responsabilità, dobbiamo rivolgere lo sguardo solo sul sindaco”- tuona Di Rocco. “L’azzeramento della giunta era stato chiesto dai civici nel momento in cui si è aperta la crisi”- ricorda il consigliere, Salvatore Zavarella. “Tutti hanno meriti e tutti responsabilità. Nessuno si può chiamare fuori. È una crisi politica e non certamente di numeri. Una macelleria poltica che ha distrutto ciò che tante buone persone hanno costruito”- interviene la consigliera comunale, Teresa Nannarone, rimettendo al centro i temi e chiedendo ed ottenendo un minuto di silenzio per i bimbi di Gaza. Il consigliere di Sbic, Maurizio Balassone, ha letto una lettera del gruppo consiliare che dà un severo giudizio sulle dinamiche politiche, ricordando quanto fatto: piano acustico, case parcheggio, lotta al dissesto idrogeologico e città territorio. La seduta si accende proprio sui temi e sulle modalità di fare politica. “Mi sembra una crisi politica-psichiatrica”- aggiunge la consigliera comunale, Caterina Di Rienzo. Il sindaco tira la linea. “Avverto una sensazione di malessere”- esordisce Di Piero- “sapendo che è giunta l’ora. Capiterà anche a voi di trovarvi da quest’altra parte. Chi ricopre un ufficio pubblico non può lasciare nulla di intentato. È l’epoca degli atti di coraggio. Ho deciso di rassegnare il mandato, cosa che farò nelle prossime ore, non prima di rimarcare il buon lavoro”. Da questo momento le dimissioni del sindaco diventeranno effettive ed irrevocabili trascorsi venti giorni, entro i quali il primo cittadino conserva le piene funzioni.

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