
Riceve l’ordine di esecuzione per la pena di tre anni di reclusione, inflitta dal Tribunale di Sulmona, per bancarotta fraudolenta ma l’appello non era stato preso in considerazione. Protagonista della vicenda è una commerciante sulmonese di 59 anni che, dopo aver preso visione dell’atto, aveva accusato il colpo. Grazie al suo avvocato si è poi scoperto che si era trattato di una svista o comunque di un errore materiale. L’ordine di esecuzione è stato quindi ritirato. I fatti risalgono al 18 luglio 2019 quando il Tribunale di Sulmona, con apposita sentenza, aveva dichiarato il fallimento della società, legata ad un’attività di rivendita, con un passivo di 118.505 euro di crediti. Secondo l’accusa l’imputata, che era legale rappresentante della società, aveva distratto le attrezzature per un valore commerciale di 38 mila euro, cedendole ad un’altra società, di cui era socia ed amministratrice. A scoprire l’arcano era stata la guardia di finanza di Sulmona che si era occupata delle indagini. In primo grado era stata quindi condannata a tre anni di reclusione e interdizione per due lustri dall’esercizio dell’attività. La sentenza è stata appellata poichè il provvedimento “non ha tenuto in debito conto le questioni poste dalla difesa che avevano permesso di chiarire la situazione debitoria e la minima somma di circa 12.000 euro quale effettivo presupposto. Motivi questi assieme ad altri che fanno credere nei motivi di impugnazione confidando nella giustizia di secondo grado”.









