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L’AQUILA – La decisione dell’amministrazione comunale di demolire il complesso bernardiniano e quindi la Fraterna Tau, sta davvero alzando nugoli di polemiche. Stavolta è la Cgil della Provincia dell’Aquila ad unirsi al coro di condanna: “Fraterna Tau è punto di riferimento cittadino per la popolazione fragile che le istituzioni spesso ignorano. Come affermavamo alcuni mesi fa – si legge nella nota –  la pandemia ha fatto emergere il triste fenomeno della povertà assoluta che investe trasversalmente la nostra provincia, concentrandosi maggiormente nelle aree in cui le emergenze si succedono ormai da anni e molto sentita anche in città.  Si tratta spesso di una povertà che colpisce cittadini invisibili. In questo quadro di miseria e di mancanza di possibilità, negli ultimi mesi, quando l’isolamento, la chiusura di attività e l’impossibilità anche di un diffuso lavoro nero che non si può più ignorare, la presenza di persone, associazioni e strutture che hanno sostenuto e sostengono con impegno quotidiano, costante e spesso volontario, la popolazione meno rappresentata e più a rischio sociale ha rappresentato l’unico generoso canale di solidarietà senza confine e senza burocrazia. Insieme ad altre realtà del territorio Fraterna Tau da molti anni rappresenta una speranza per la cittadinanza meno fortunata. La stessa che spesso non può accedere a sussidi dispensati dagli enti locali su indicazioni governative. Fraterna Tau è diventata il punto di riferimento per tutti coloro che agiscono una forma di cittadinanza e di partecipazione assolutamente laica e che hanno trovato nella struttura di Pietro Giorgi e di Quirino Salomone accoglienza e collaborazione. Riteniamo dunque che colpire Fraterna Tau, con l’assurda motivazione di rimuovere strutture provvisorie in un territorio che ha trasformato la provvisorietà in permanenza e che di provvisorietà economica, sociale e politica vive, sia   strumentale e inopportuna e chiediamo che l’ordinanza sia immediatamente ritirata, ricercando, contestualmente, tutte le possibili soluzioni a garanzia della continuità delle attività che vi si svolgono”.

Stefania Pezzopane non si arrende e torna a tuonare: “La città di Celestino demolisce la Mensa di Celestino: un paradosso inaccettabile. L’amministrazione trovi tempo e modo di ricevere Padre Quirino e Pierino Giorgi e risolva la questione. Mentre ancora i bonus spesa attendono di essere distribuiti – aggiunge – il Comune ingaggia una guerra sulla mensa dei poveri Cristi. E’ possibile che non si possa conciliare i diversi interessi in campo? È possibile che una attività indispensabile di aiuto, beneficienza ed assistenza venga costretta a chiudere? Questa mattina, ascoltare le parole equilibrate e addolorate di Padre Quirino mi ha molto colpita. Quante volte il Comune, la Prefettura ha avuto bisogno di questa struttura per accogliere situazioni drammatiche? Ed ora che fa? Gira le spalle e chiudi gli occhi davanti ai bisogni. Il quadro rappresentato dall’avv Corti e da Pierino Giorgi è chiaro, siamo di fronte ad un gesto incomprensibile, non necessario e non urgente, un atto amministrativo da sospendere e da revocare, per sostituire l’ordinanza di demolizione con un tavolo di confronto dove sia presente il Sindaco e l’assessore competente per trovare le soluzioni. Non commento per amor di patria la lettera anonima su cui si sono fondati gli atti amministrativi che hanno portato alla ordinanza di demolizione, perché una lettera di quel genere andrebbe solo cestinata e semmai sottoposta ad una perizia psichiatrica. Non se ne faccia una questione politica, ne’ si consenta un atto di vendetta verso libere menti ed un’associazione di volontariato totalmente indipendente dagli arbitrii di certa politica”, conclude la Pezzopane

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