SULMONA. Il sindaco Gianfranco Di Piero non ha i numeri per andare avanti ma non tutti sono d’accordo per le dimissioni in blocco. La minoranza cerca numeri e firme in vista dell’ultimo consiglio comunale dell’anno, convocato per le ore 9 di lunedì 30 dicembre, che potrebbe decretare la fine anticipata dell’era Di Piero. Tuttavia, per staccare la spina all’amministrazione comunale e permettere alla città di tornare alle urne la prossima primavera, servono nove firme. A firmare dovrebbero essere gli ex della maggioranza Maurizio Proietti e Caterina Di Rienzo, i civici Franco Di Rocco e Luigi Santilli, Gianluca Petrella, appena tornato nell’ovile e l’ex assessore ai lavori pubblici, Salvatore Zavarella, che nelle scorse settimane aveva abbandonato il partito di Fratelli d’Italia per costituire il gruppo di “Fare Sulmona”. Ci sono poi i due consiglieri di centrodestra, il capogruppo meloniano, Vittorio Masci e l’azzurra, Antonietta La Porta e Teresa Nannarone, anche lei fuoriuscita da tempo dalla coalizione “Liberamente Sulmona”. Che debba essere il sindaco a prendere atto della situazione e non i consiglieri a dimettersi in massa ne è convinto Masci. “Io sono stato coerente dal primo all’ultimo giorno. Non ho mai cambiato né gruppo né schieramento politico. Credo che non debbano essere più i consiglieri a mandare a casa l’amministrazione ma il sindaco a prenderne atto”- afferma Masci, ricordando che nell’estate del 2023 si era fatto promotore dell’iniziativa, chiamando a raccolta i colleghi della minoranza per sciogliere il consiglio comunale, senza alcun riscontro. Di Piero non ha intenzione di alzare la bandiera bianca e ieri ha avuto anche la “benedizione” del Pd che si è riunito nel circolo di corso Ovidio per esaminare la situazione. “Il sindaco resta al suo posto. Qualcuno ci deve spiegare questa fretta e questa accelerazione di mandare a casa l’amministrazione”- aggiunge il capogruppo dem, Mimmo Di Benedetto. Di Piero, nei giorni scorsi, aveva sollecitato il dibattito in aula consiliare, annunciando che non si sarebbe dimesso e che “esiste anche la sfiducia”.