banner
banner
banner
banner
banner
banner
banner
banner

Persona offesa non è l’amministrazione comunale ma il Comune di Sulmona inteso come ente. Lo affermano i comitati cittadini per l’ambiente che tornano alla carica sulla villa di via Tratturo. Di seguito la nota: In merito alla metamorfosi della baracca in via Tratturo diventata magicamente una villa privata l’assessore e vice sindaco Sergio Berardi ha dichiarato che “l’amministrazione comunale è riconosciuta come parte offesa”. Ma davvero? Siamo forse su scherzi a parte? Casomai parte offesa è il Comune di Sulmona inteso come comunità di cittadini. L’amministrazione “attiva” (si fa per dire) si è sempre sottratta alla richiesta di fare chiarezza sulla vicenda e anzi ha avallato e condiviso l’operato dei tecnici.
Dopo la presentazione dell’esposto alla Procura della Repubblica nel luglio dello scorso anno i comitati per l’ambiente hanno scritto più volte al sindaco e all’assessore ponendo interrogativi che non hanno mai ricevuto una risposta. Nella seduta del consiglio comunale del 31 maggio scorso, nel rispondere alla consigliera Teresa Nannarone l’assessore Berardi ha svolto una funzione di semplice passacarte, limitandosi a leggere una nota del settore urbanistico senza tuttavia esprimere un proprio parere al riguardo. La stessa cosa ha fatto il sindaco Gianfranco Di Piero utilizzando l’alibi della separazione dei ruoli che, a suo dire, impedirebbe alla giunta municipale di esprimersi sull’operato dei tecnici. In un comunicato del 3 giugno 2024 il sindaco ha precisato che “un pronunciamento di merito sulla legittimità dei titoli abilitativi” da parte del sindaco e dell’assessore all’urbanistica “avrebbe costituito una indebita ingerenza nell’ambito di competenze che sono esclusiva prerogativa degli Uffici amministrativi dell’ente”.
Ma allora perché i cittadini hanno votato il sindaco e il consiglio comunale se non possono neppure sapere cosa ne pensano dell’utilizzo ad esclusivo beneficio di un privato di un’area destinata dal piano regolatore ad una funzione collettiva? E se i tecnici, per assurdo, rilasciassero un permesso a costruire per una centrale nucleare neppure in quel caso il sindaco e la giunta avrebbero nulla da dire?
L’11 luglio scorso abbiamo fatto un ulteriore tentativo ponendo dieci domande con una lettera aperta al sindaco. Questa volta, abbandonando l’atteggiamento pilatesco tenuto fino ad allora, Gianfranco Di Piero ha finalmente risposto alle domande. Ma nel rispondere ha fatto propria, in maniera totalmente acritica, la posizione dei tecnici. Alla domanda se “una villa privata può essere costruita in un’area che il Piano Regolatore Generale del Comune di Sulmona destina a parco urbano e territoriale” il sindaco risponde: “il vigente Piano Regolatore consente la realizzazione di lavori di ristrutturazione edilizia, con demolizione, ricostruzione e cambio di destinazione d’uso nella zona urbanistica di che trattasi”. Eppure il sindaco dovrebbe sapere che le norme tecniche del PRG sanciscono espressamente che nelle aree a parco urbano e territoriale si possono fare solo “interventi di esclusivo carattere pubblico” che hanno come fine “l’assoluta salvaguardia e la valorizzazione ambientale, ecologica, naturalistica del patrimonio esistente”.
Alla domanda di come sia stato possibile che “una baracca abusiva, di legno e con copertura di onduline in cemento amianto, diventi improvvisamente un edificio residenziale” il sindaco Di Piero risponde che “per l’abuso edilizio commesso dalla Ditta Zappa Benedetto” è stata rilasciata dal Comune di Sulmona “concessione a sanatoria n. 616/3 in data 14/12/1994”. Pertanto, aggiunge il sindaco, “sulla scorta del sopra citato provvedimento di condono” il fabbricato “in quando condonato non può essere considerato abusivo”. Ma quale condono? Il sindaco sa bene, perché le carte sono depositate negli uffici comunali, che quella sanatoria è stato rilasciata sulla base di un nulla osta regionale inesistente in quanto annullato nel 1991 da un Decreto del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali perché, recita il Decreto, “la zona interessata dagli interventi oggetto dei provvedimenti ricade in area sottoposta a vincolo paesaggistico ai sensi della legge n. 431/1985”.
Alla domanda su “come può una costruzione su cui sono presenti tanti e tali interrogativi usufruire degli incentivi previsti dal superbonus del 110 per cento” Gianfranco Di Piero risponde così”: “questo Ente non ha alcuna competenza in merito. Pertanto, se la ditta stia o meno beneficiando di tali misure, non può essere oggetto di nessuna determinazione da parte del Comune”. Quindi, se si paventa il rischio di un indebito utilizzo del denaro pubblico in un intervento edilizio autorizzato dal Comune, questo è un problema che non interessa minimamente il sindaco e la giunta. Un modo davvero singolare di amministrare la cosa pubblica e di essere garanti della legalità!

Lascia un commento