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SULMONA – Nove anni da quel blitz. Nove anni dall’ultima campanella nella scuola dove sono cresciute intere generazioni di professionisti. Nove anni da quell’arrivederci, con la speranza di poter rientrare in meno di 365 giorni. Nove anni di poco o nulla. Perchè oggi, 17 ottobre 2023, i cancelli del De Nino-Morandi sono chiusi come nel 2014, quando la Guardia di Finanza dell’Aquila si presentò nel plesso scolastico per porre sotto sequestro una porzione dello stesso. Da allora, nonostante impegni e passaggi burocratici, non si è ancora riusciti ad avviare i necessari lavori di ristrutturazione per riaprire la scuola. La gara, la cui pubblicazione era stata annunciata per lo scorso settembre, slitterà a gennaio o comunque ai primi mesi del nuovo anno. Dalle verifiche svolte si è appreso che gli uffici provinciali attendono il trasferimento dei fascicoli da parte del Provveditorato alle Opere Pubbliche che la Provincia, nel 2017, aveva chiamato in causa come soggetto attuatore per poi fare un passo indietro con l’era Caruso. L’operazione è stata eseguita solo digitalmente ma per la Provincia, spiegano gli addetti ai lavori, non è ancora possibile pubblicare la gara poichè il passaggio di consegue risulta incompleto. Eppure il Consiglio Provinciale aveva deliberato la variazione di bilancio di ulteriori 200 mila euro. “Una situazione paradossale e incommentabile. Sono passati nove anni. Non uno o due. Da quando la scuola è rientrata a Sulmona, un anno fa, nessuno si è mosso più del dovuto per sbloccare la situazione sulla sede storica”- aveva commentato recentemente il portavoce del comitato, Franco D’Amico. Il progetto esecutivo redatto dalla Promedia s.r.l., attende che il secondo lotto venga realizzato secondo le più moderne tecnologie e materiali disponibili, prevedendo la demolizione e nuova posa in opera di muri perimetrali, pavimentazioni, infissi e impianti, per una struttura sicura e all’avanguardia. Il costo dell’intervento comporta una spesa complessiva di 4 milioni e 900 mila euro e sarà concluso in 540 giorni lavorativi, ovvero in poco meno di due anni. Ma dopo nove, in un altro 17 ottobre, si è ancora al punto di partenza. O quasi

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