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SULMONA – La campanella era suonata come da rituale, da circa tre ore, fino all’arrivo della Guardia di Finanza dell’Aquila. Prima una pattuglia e poi un’altra ancora. Gli studenti incuriositi e preoccupati si affacciarono dalla finestra, assieme ai docenti, per capire a cosa era dovuto tutto quel movimento. La spiegazione arrivò poco più tardi: sigilli nel corpo dell’edificio per presunti lavori sbagliati post sisma. Le lezioni, che tale non furono poiché interrotte, terminarono a fine mattinata. Era l’ultima campanella. Era il 17 ottobre 2014, la data segnata sul calendario che portò le istituzioni a chiudere i cancelli del De Nino-Morandi e a trasferire la popolazione scolastica a Pratola Peligna. Oggi sono otto anni esatti da quel blitz e da quella chiusura che doveva essere solo temporanea e invece, per colpa della burocrazia in primis e dello scarso interesse degli addetti ai lavori, si è trasformata in una chiusura diluita nel tempo. Le battaglie condotte dal comitato, formato e presieduto da Franco D’Amico, hanno portato ad un primo risultato, ovvero al rientro in città degli studenti ( la metà stando ai numeri) nell’edificio dell’ex convento di S. Antonio. Un riavvicinamento importante anche se non risolutivo. Nel senso che ora che la Provincia sta sostenendo le spese per il fitto dell’immobile, in locazione per due anni con possibilità di proroga per altri due, è necessario accelerare le procedure per la messa in sicurezza della sede storica, la dimenticata delle dimenticate, affinché le porte si possano riaprire non solo per bonifiche, sopralluoghi o sceneggiate per chi va in cerca di visibilità, ma per l’uso scolastico, dal momento che in quella struttura si sono formate intere generazioni di professionisti. Per questo il comitato, simbolo della battaglia, sta depositando in queste ore un’istanza di accesso agli atti alla Provincia, finalizzata a prendere contezza sul ritiro della convenzione con il Provveditorato delle Opere Pubbliche, divenuto soggetto attuatore nel 2017 senza risultati concreti, nonché alla verifica dello stato dell’arte per la pubblicazione della gara d’appalto e l’esecuzione dei lavori. Il primo passo del controesodo è andato a buon fine ed è coinciso con il nuovo assetto dirigenziale dell’istituto. L’altro, più arduo e impegnativo, dovrà pure essere raggiunto. Per questo il comitato non molla la presa. Otto anni da quel blitz. Fu sera e fu mattina. Otto anni. (Foto reteabruzzo)

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