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SULMONA – Erano stati inquadrati dalla società cooperativa in un livello inferiore, ovvero come conducenti-autisti, anziché come autisti soccorritori, con tutte le conseguenze del caso in termini di liquidazione delle differenze contributive. Ma il Tribunale di Sulmona, con sentenza emessa nei giorni scorsi dal giudice Giorgio Di Benedetto, ha dato ragione a cinque autisti di ambulanza che avevano intrapreso la dura e delicata battaglia legale ormai da quattro anni per vedere riconosciuto il loro profilo professionale nonché tutte le spettanze. Il giudice ha infatti accertato che dalla data di assunzione i ricorrenti hanno svolto mansioni corrispondenti alla categoria C1, ovvero ex quarto livello delle cooperative sociali, la cosiddetta qualifica di autista soccorritore. Si è quindi proceduto a rimettere la causa in istruzione per definire le differenze retributive. D’altronde tutti i ricorrenti svolgono servizio di 118, barellaggio, trasporto. Per l’avvocato dei cinque autisti, Maria Grazia Lepore, si tratta di una sentenza “che aggiunge un tassello in più a quella che è una figura professionale che merita di essere riconosciuta a livello nazionale. Per questo il riconoscimento che i lavoratori hanno finalmente ottenuto assume una particolare importanza”. Non è un caso che nelle scorse settimane gli autisti di ambulanza hanno protestato davanti la sede della Camera dei Deputati per chiedere a gran voce l’istituzione del loro profilo professionale. Perché l’utenza è nelle loro mani che affida la propria vita.

Andrea D’Aurelio

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