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Riaprono il 7 gennaio, dopo la pausa natalizia, gli istituti per 5 milioni di studenti dell’infanzia, delle elementari e delle medie ma sulla scuola imperversa ancora la battaglia, e a casa – dove sono già da settimane con la didattica a distanza – rimangono i ragazzi delle scuole superiori. Il governo, nel Cdm terminato nella notte, ha spostato la data del loro rientro in presenza (prevista alla vigilia di Natale per il 7 gennaio), all’11 gennaio perché nel fine settimana si aspettano i monitoraggi rispetto agli indici regionali. Ma sono numerose le Regioni che nel frattempo hanno emanato ordinanze per rinviare l’apertura delle scuole superiori al primo febbraio. “Se si hanno contagi altissimi posso anche capire, ma allora se si chiude la scuola si deve chiudere tutto il resto, anzi la scuola dovrebbe essere l’ultima a chiudere. Se i contagi non sono alti, e ne abbiamo territori così, fortunatamente, la scuola deve restare aperta: decisioni diverse non sarebbero comprese; la scuola ha un ruolo fondamentale”, afferma la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina rivolgendosi ai governatori. E il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede chiede di lasciare la scuola fuori dalle polemiche della maggioranza

“Il problema non è più il trasporto, il governo ha lavorato affinché la scuola ripartisse in sicurezza. Ci sono tutte le condizioni per riportare gli studenti a scuola l’11 gennaio”, assicura Azzolina. Intanto un sondaggio della Cisl scuola mostra che per oltre l’80% dei presidi le misure assunte per il rientro sono poco o per nulla efficaci mentre la Flc Cgil chiede un incontro ai ministri Speranza e Azzolina e il Comitato Priorità alla scuola annuncia manifestazioni il 7 davanti alle scuole di tutta Italia. “Fatico a capire le motivazioni di questo tira e molla continuo tra Regioni e Governo. Riprendere la frequenza il 7 o l’11 gennaio non cambia la situazione di contagi, scuole e trasporti”, lamenta il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli. E da un rapporto Save the Children gli adolescenti appaiono stanchi (31%), incerti (17%), preoccupati (17%): quasi uno su due (il 46%) è convinto di aver “sprecato” un anno, uno su tre che la propria preparazione scolastica sia peggiorata e nel 35% dei casi pensano di dover recuperare più materie dell’anno scorso.

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