
Deve scontare quattro anni e sei mesi di reclusione per spaccio di sostanze stupefacenti. Il marito è in carcere e lei, per badare ai figli minori, va ai domiciliari. Protagonista della vicenda è una 38enne di origine straniera, residente in Valle Peligna, per la quale la Procura della Repubblica di Sulmona ha emesso l’ordine di carcerazione, dal momento che la condanna è divenuta irrevocabile. La donna ha impugnato l’atto al Tribunale di Sorveglianza dell’Aquila, il quale le ha concesso la detenzione domiciliare. Essendo il marito finito dietro le sbarre poiché implicato e condannato nell’ambito della stessa inchiesta, la 37enne dovrà occuparsi della custodia dei figli minori. Da qui la concessione della Sorveglianza di scontare la pena nella “della domestica”. La donna era stata arrestata nel 2017, nell’ambito dell’operazione Kanun, portata avanti dai carabinieri a partire dal 2015. Gli arresti erano stati eseguiti a Pratola Peligna, base della banda criminale, Popoli e Silvi Marina. Le indagini avevano consentito di ricostruire come tra Pratola Peligna e Popoli fosse presente una vera organizzazione criminale che al suo vertice aveva tre e un kosovaro, due dei quali cugini, che operavano in modo orizzontale. Ognuno agiva in autonomia in una precisa zona di competenza e tra di loro non si incontravano mai, ma comunicavano solo tramite passaparola, ma in stretta collaborazione. L’approvvigionamento della droga avveniva da Roma, Milano, Pescara e dalle Marche, da un lato per spuntare prezzi concorrenziali e dall’altro per non restare mai a secco con i rifornimenti. Condannata in via definitiva a quattro anni e otto mesi di reclusione, la pena residua è stata dimezzata di due mesi poiché già scontati in precedenza ai domiciliari









