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SULMONA – Dieci migranti ospiti nelle due strutture sulmonesi riconosciute hanno ottenuto il permesso sullo status di protezione sussidiaria (cioè di rifugiati politici) e il permesso di soggiorno elettronico, ma devono abbandonare le strutture di accoglienza entro dieci giorni e ricevere ospitalità presso altre di secondo livello come L’Aquila e Roma (progetto Sprar) che però sono piene. Lo scorso 4 luglio è stata la Prefettura dell’Aquila a scrivere a due migranti ospiti nel territorio comunale ma il provvedimento riguarderebbe anche altri otto di loro. Un episodio che ha spinto Maria Grazia Commito, responsabile Uil, a riaccendere i riflettori sul tema dell’accoglienza dei richiedenti asilo. “Avendo ottenuto il permesso di soggiorno elettronico, viene meno l’ospitalità nelle strutture di prima accoglienza. Ma chi verifica l’auto sufficienza di queste persone?- si chiede Commito- evidenziando come esiste un vuoto legislativo sul tema. “Mi domando cosa possa accadere dopo il 14 luglio dopo questa comunicazione arrivata ai singoli, alla struttura e alla questura. Sono ragazzi senza soldi e lavoro”- aggiunge Commito. La ratio è giusta e non fa una piega dal momento che si tratta di soggetti che hanno ottenuto il permesso di soggiorno elettronico ma la Uil va oltre domandosi che cosa accade nel momento in cui i migranti, chiusa l’esperienza con le strutture di prima accoglienza, circolano in città o nei centri del territorio. Il rischio di uno squilibrio sociale secondo Commito esiste. Nel frattempo La Uil ha sottoscritto una convenzione con la Caritas di Pescara su formazione e integrazione dei richiedenti asilo.

Andrea D’Aurelio

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