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Nel prendere spunto da un’intervista rilasciata dal capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Bernardo Petralia alla giornalista Liana Milella, laddove evidenzia di aver scoperto raccontando di tour fatti all’interno delle carceri italiane che anche in quei pochi metri quadri (evidentemente rivolto alle camere di pernottamento alias celle) manca l’acqua calda, mi tornano in mente le volte in cui proprio la Uil Pa aquilana evidenziava ai più questa disfunzione insistente al carcere di Sulmona e che tutt’ora priva i detenuti di avere proprio docce e acqua calda in camera. Bene ha fatto, quindi, l’ex magistrato antimafia a rimarcarlo. Correva l’anno 2000 quando, varato l’innovato regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario, veniva concesso ai detenuti di potersi igienicamente ristorare e per di più con acqua calda prontamente disponibile, senza distogliere l’agente di turno da altre e più importanti incombenze”. Ad affermarlo Mauro Nardella, segretario generale territoriale della Uil Pa polizia penitenziaria, che sottolinea come a distanza di ventidue anni al carcere di Sulmona “al netto del nuovo padiglione pronto per essere aperto” non ancora vengono implementate docce e acqua calda in cella. “È giunta l’ora, quindi e proprio prendendo spunto da quanto detto dal capo dipartimento, di porvi rimedio. L’occasione – prosegue – può essere data proprio dalla oramai prossima apertura del nuovo padiglione giacché potrebbe essere offerta la possibilità, riempiendolo attingendo dai non più ‘regolamentari’ reparti, di intervenire con le opportune ed adeguate modifiche. L’eventuale restauro che andrebbe effettuato chiudendo temporaneamente i padiglioni coinvolti potrebbe essere accompagnato magari dall’elettrificazione dei cancelli consentendo così agli agenti di prestarsi solo alla garanzia della sicurezza del carcere e all’opera trattamentale. Mi auguro quindi che Petralia raccolga questo invito e, attraverso la realizzazione di un progetto volto al soddisfacimento dello stesso, dare una risposta alle sue denunce e al sogno dei poliziotti penitenziari sulmonesi stanchi da tanto tempo oramai di essere sottoposti a turni massacranti nelle sezioni detentive”. Conclude Nardella.

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