
SULMONA. Prima il rapporto forzato con il 14enne e poi con l’amico 18enne. “Se non vai anche con lui, pubblico tutto”. Incontri ripresi con i telefoni cellulari. In una circostanza da un 17enne che, in un secondo momento, sarebbe stato il “regista” degli abusi sessuali. A tirare la linea sulla vicenda della dodicenne di Sulmona, abusata e ricattata con i video, sono stati i carabinieri della compagnia di Sulmona che ieri hanno notificato tre ordinanze di custodia carcere. Dietro le sbarre sono finiti un 14enne e un 17enne, entrambi rinchiusi nel penitenziario minorile di Roma e un 18enne, A.A., trasferito nel carcere di massima sicurezza di Sulmona in attesa dell’interrogatorio di garanzia. Le accuse, a vario titolo, sono di violenza sessuale aggravata in concorso, produzione di materiale pornografico, diffusione illecita di contenuti sessualmente espliciti (Revenge porn) e atti persecutori. I PROVVEDIMENTI. Solo due le ordinanze emesse: una dal Tribunale distrettuale dell’Aquila e un’altra dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i minorenni dell’Aquila, Roberto Ferrari che ha accolto le richieste del pm Angela D’Egidio. Nella ricostruzione del giudice è emerso che la ragazzina “era costretta a subire violenze sessuali in diversi giorni della settimana. Le immagini, le conversazioni i filmati sotto sequestro riscontrano perfettamente le dichiarazioni della vittima” che avrebbe invocato più volte di non essere abusata dal maggiorenne, manifestando sofferenza. Tutto documentato dalle conversazioni e dagli scambi telematici. “Gli indagati hanno agito nella piena consapevolezza della fragilità psichica della ragazza e quindi dalla possibilità di condizionarne la volontà attraverso minacce”- si legge ancora nell’ordinanza del gip del Tribunale per i minorenni che ha messo in evidenza il fatto che “la persona offesa viveva in uno stato di assoluta suggestione e subordinazione al volere del branco”. La dodicenne ha collaborato con gli inquirenti fornendo tutti i dettagli per smascherare i tre. Le violenze filmate sarebbero avvenute tra aprile e luglio 2025 ma l’incubo è durato due anni con i primi episodi che risalgono all’estate 2023. COSA ERA ACCADUTO. La storia orribile comincia nel luglio 2023 quando la vittima, nei pressi dei giardini del parcheggio di Santa Chiara, sarebbe stata abusata e ripresa dal 14enne. Un rapporto forzato anche se non completo. Poi i messaggi tra i due sono andati avanti fino a quando è entrato in gioco il 18enne. Da lì sarebbe scattato il ricatto. “Se non va anche con lui faccio vedere a tutti di cosa sei stata capace”. E quindi i rapporti sessuali anche con il 18enne che, in alcuni incontri, si sarebbe avvalso della complicità del 17enne per le “riprese”. Un incubo finito a luglio 2025 quando, dopo essersi accorta che il filmato era finito sul telefonini degli amici, la ragazzina ha chiamato il 114, il numero di emergenza riservato dagli abusi. Da lì è scattata la filiera delle indagini effettuate dai carabinieri della compagnia di Sulmona, comandati dal maggiore Toni Di Giosia. La minore è stata quindi presa in carico dal centro antiviolenza, dai medici e dagli esperti per metabolizzare e ricostruire quanto accaduto. LA SVOLTA NELLE INDAGINI. Lo scorso settembre, su disposizione delle Procure di competenza, i militari della stazione di Sulmona e del nucleo operativo avevano sequestrato i dispositivi degli indagati. Nel corso della perizia tecnica effettuatasono spuntati tre video espliciti di violenza e altre due storie di Instagram. I militari del nucleo operativo e della stazione hanno scavato a fondo nella vita privata della dodicenne e sono riusciti ad assicurare alla giustizia i tre giovanissimi. Essendo emerso materiale pedopornografico, gli atti della Procura della Repubblica di Sulmona che indagava inizialmente sulla posizione del 18enne, sono passati alla Procura distrettuale antimafia. Va avanti l’indagine per ricostruire la vasta rete del revenge porn, per mappare cioè i contatti che hanno visualizzato e a loro volta inoltrato i video incriminati, incappando così in reato. Dai primi accertamenti sarebbero almeno una quarantina quanti rischiano di finire nella rete. A tal proposito un 50enne di Sulmona aveva autodenunciato la figlia nelle scorse settimane, presentandosi in caserma dopo aver saputo che la ragazzina aveva visto quei filmati. La ragazzina è assistita dall’avvocata Maria Grazia Lepore mentre gli indagati dagli avvocati Alessandro Margiotta e Alessandro Scelli. LE REAZIONI. “È stata una lunga attesa: giorni, ore e minuti a chiedersi perché essere stata vittima di un gesto tanto atroce. Paura di uscire, di andare a scuola, di trovarsi faccia a faccia con chi le ha fatto del male. Un sospiro di sollievo e di plauso agli inquirenti che hanno indubbiamente espletato un ottimo lavoro”- commenta l’avvocata Maria Grazia Lepore, legale della dodicenne, secondo la quale si tratta del “preludio di una vicenda che porterà al giusto epilogo, ad una pena esemplare. Perché un gesto di violenza va condannato a prescindere, ancora di piu’ se perpetrato nei confronti di una piccola donna che si affaccia alla vita. Una misura cautelare che deve, in primis, aiutare i giovani a comprendere la gravità del loro gesto e portarli a riflettere, affinché la violenza sulle donne cessi, cessi per sempre”. “È una storia che semina solo dolore ed è triste anche da un punto di vista culturale. È una vicenda in cui tutti perdono- sottolinea il procuratore della Repubblica di Sulmona, Luciano D’Angelo. Secondo il pm “in questa vicenda l’aspetto giudiziario è secondario rispetto a quello culturale e in ogni caso non c’è nulla da gioire: non abbiamo catturato un pericoloso assassino, ma individuato due minorenni e un appena maggiorenne. È una vicenda in cui tutti perdono”. Andrea D’Aurelio









